Riforme, accordo possibile nel Pd: rispunta il listino. Grasso: auspico accordo

di Elisabetta Graziani

Roma, 18 set. (LaPresse) – L’accordo sulla riforma del Senato dentro il Pd è possibile, ma la trattativa è ancora aperta. Lo conferma il premier Matteo Renzi in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri. “I numeri sono a portata di mano – dice -, ma bisogna fare di tutto per utilizzare questi ultimi giorni perché siano coinvolti più senatori possibile”. Poi assicura: “I numeri ci sono sia alla Camera sia al Senato, questa settimana lo ha dimostrato”, riferendosi al voto sulle pregiudiziali di costituzionalità.

INTERVENTO “CHIRURGICO”. Tutto ruota attorno a quell’intervento “chirurgico” proposto dal senatore Giorgio Tonini sul comma 5 dell’articolo 2 che riguarda l’elettività dei futuri senatori. Si tratta dell’unico punto dell’articolo 2 del disegno di legge Boschi modificato alla Camera rispetto al testo approvato in prima lettura dal Senato, quindi dell’unico punto ancora modificabile, pur rispettando il principio della doppia lettura conforme portato avanti come una bandiera dal governo.

DISTANZE PIU’ CORTE SULLA SCELTA POPOLARE DEI SENATORI. La maggioranza già negli scorsi giorni si è detta disposta ad aprire sulle funzioni del nuovo Senato e sul suo ruolo di garanzia – ovvero sul ruolo dei senatori nell’elezione dei giudici della Corte costituzionale e del Presidente della Repubblica -. Oltre questi primi due punti oggi, stando alle parole della presidente della commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro, si può lavorare anche “sul pieno coinvolgimento dei cittadini nel procedimento per la composizione del Senato”.


ROSATO: SERVE ACCORDO CON BERSANI PER UNITA’ PD. Apertura si legge anche nelle parole del capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato, nella sede del partito in largo del Nazareno per l’assemblea di Campo democratico, l’area di Sandro Gozi “a sostegno del Pd e del governo”. “Per noi – spiega Rosato ai cronisti – non c’è mai stato un discrimine sulla collocazione delle modifiche. Nel rispetto del principio della lettura conforme tra Camera e Senato, tutte le mediazioni possibili sono bene accolte”. Rosato ha poi parlato dell’impegno per recuperare l’unità del Pd, “a cominciare da un accordo con Bersani”. L’ex segretario del Pd questa mattina su Facebook aveva definito “una buona cosa” la “disponibilità a discutere le modifiche” sul Senato, invocando l’intervento chirurgico sul comma 5 dell’articolo 2. “Bisogna che – ha scritto -, in modo inequivocabile, siano i cittadini-elettori a decidere, e questo può solo essere affermato dentro l’articolo 2 del provvedimento”. “Agli italiani – ha ribadito Rosato – importa che venga modificato l’articolo 2 comma 5 o che la riforma venga modificata, venga applicata? A noi importa che la riforma venga approvata”.

BOCCIA: “APERTURA OPPORTUNA”. Parole suscettibili di diverse interpretazioni, ma che il deputato Pd Francesco Boccia ha letto come “un’apertura opportuna e costruttiva”.

ORFINI: “NON POSSIAMO CAMBIARE PILASTRI A META’ PERCORSO”. A frenare gli entusiasmi per una ritrovata unità ci pensa il presidente Pd Matteo Orfini che stigmatizza: “I numeri per approvare le riforme ci sono anche con una spaccatura del partito, ma noi non la vogliamo e mi pare siamo a buon punto. E’ chiaro che non si può cambiare uno dei due pilastri della riforma a metà percorso (l’elettività, ndr) ma alcune richieste della minoranza sono condivisibili”. Quali? Funzioni e garanzie, ma si può andare anche a una “mediazione sul listino”, vale a dire il listino a parte che consentirebbe ai cittadini di eleggere quei consiglieri regionali che dopo potrebbero diventare senatori.

GRASSO: “AUSPICO ACCORDO IN ZONA CESARINI”. Di fronte a questi tentativi di dialogo il presidente del Senato Pietro Grasso si sente sollevato e si dice “fiducioso”. A lui spetta la decisione sull’emendabilità dell’articolo 2 del disegno di legge, scelta che non può compiere “finché non conosce gli emendamenti”. In effetti con l’interruzione dell’iter del provvedimento in commissione a palazzo Madama e l’approdo anticipato in aula, gli emendamenti vanno ripresentati e c’è tempo fino a mercoledì per farlo. “Auspico – ha precisato Grasso – che un’intesa possa essere raggiunta anche in zona Cesarini”. E il pensiero va alla direzione Pd convocata per lunedì.