Di Fabio Grandinetti
Roma, 18 set. (LaPresse) – Ennesima frattura tra governo e sindacati. Dalle 8.30 alle 11.30, i cancelli del Colosseo e di altri siti archeologici della capitale sono rimasti chiusi per un’assemblea sindacale, generando disagi e lunghe code di turisti. Non ha tardato ad arrivare la reazione del governo. “Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti”, ha scritto il premier Matteo Renzi su Twitter, annunciando un decreto legge per inserire i musei e i luoghi della cultura aperti al pubblico tra i servizi essenziali nazionali.
Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l’Italia. Oggi decreto legge #colosseo #lavoltabuona pic.twitter.com/D154PLS8L8
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 18 Settembre 2015
FRANCESCHINI: “DECRETO APPROVATO”. Poche ore dopo arriva Dario Franceschini, il ministro dei Beni culturali: “Il decreto legge approvato in Cdm prevede che all’elenco dei servizi pubblici essenziali sia aggiunta la apertura al pubblicodi musei e luoghi della cultura”.
MARINO: “UNO SCHIAFFO ALLA CITTA’“. Uno scenario già ipotizzato questa mattina dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, che in una nota aveva scritto: “La misura è colma, ora basta. Il buonsenso nell’applicare le regole e nell’esercitare i diritti evidentemente non basta più per evitare danni al proprio Paese”. “La chiusura del Colosseo è uno schiaffo a cittadini e turisti – ha commentato il sindaco di Roma Ignazio Marino su Facebook – uno sfregio per il nostro Paese”.
CAMUSSO: “ITALIA STRANO PAESE”. Opposta la lettura della segretaria della Cgil Susanna Camusso, secondo la quale “questo sta diventando uno strano Paese dove fare un’assemblea sindacale è diventata una cosa impossibile”. Più sfumata la posizione della collega della Cisl, Annamaria Furlan: “Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: è sbagliato prendere in ostaggio i turisti come è accaduto oggi a Roma a causa di una assemblea sindacale, tra l’altro regolarmente autorizzata. Ma questo problema non si risolve con un decreto legge sui servizi pubblici”.
AL CENTRO IL MANCATO PAGAMENTO DELLE FESTIVITA’. Al centro dell’assemblea convocata dalle organizzazioni sindacali c’erano il mancato pagamento dei salari accessori, incluse le festività, la riorganizzazione delle sovrintendenze e l’insufficienza di personale. “I lavoratori hanno ragione”, dicono alcune guide turistiche agli ingressi del Colosseo.
USB: “SOPRINTENDENZA ERA INFORMATA DA CINQUE GIORNI”. “La soprintenza – spiega Domenico Blasi, dell’Usb – era informata dal 12 settembre che il 18 ci sarebbe stata l’assemblea. Abbiamo informato il soprintendente per il Colosseo, è obbligatorio per lui informare gli organi superiori”. Ma evidentemente l’informazione non è passata. “Nessuno ci ha spiegato nulla – osservano le persone in fila -. Qualunque sia la motivazione della chiusura, sarebbe opportuno permettere un accesso ai turisti”.
“SIAMO STANCHI”. Ai cancelli del Colosseo i lavoratori non commentano, ma alla Soprintendenza archeologica di Roma si difendono: “Siamo stanchi – dicono – di non ricevere i salari accessori e di dover subire l’insufficienza di personale. Il ministro non può decidere da solo e il governo dovrà accordarsi con i sindacati”.
SITUAZIONE TORNATA RAPIDAMENTE ALLA NORMALITA’. Già in tarda mattinata, comunque, la situazione agli ingressi del Colosseo e dei Fori imperiali torna alla normalità, con i turisti protagonisti inconsapevoli della polemica tra esecutivo e confederazioni sindacali.