di Donatella Di Nitto

Roma, 17 set. (LaPresse) – La maggioranza tiene sul ddl Boschi, ma la conta è già iniziata. Oggi sul primo voto vero sul disegno di legge di riforma costituzionale il Governo ha portato a casa 171 voti: tanti sono stati i no alle pregiudiziali di costituzionalità avanzate da Lega Nord, Sel, M5S e Forza Italia, contro gli 86 voti a favore. Già ieri nella conferma del calendario proposto dalla conferenza dei capigruppo il risultato era stato oltre le aspettative con 173 sì, un voto, spiegano fonti di Governo che è stato “sicuramente politico, ma non indicativo su cosa accadrà quando si andrà a votare il provvedimento”.

PD E NCD COMPATTI, SI AGGIUNGONO I 3 DI ‘FARE’. L’analisi del voto comunque al momento è chiara: il Partito democratico è compatto, con i dissidenti che non hanno fatto mancare le proprie preferenze. Saldo anche il fronte del Nuovo centrodestra, a dispetto delle voci che volevano senatori in uscita perché contrari all’appoggio all’esecutivo. Alla maggioranza si sono aggiunti poi i tre ex leghisti, oggi nelle fila di ‘Fare’ – il gruppo dei sostenitori di Flavio Tosi ricevuto ieri a palazzo Chigi da Matteo Renzi – e i veridiniani di Ala, che oggi hanno anche confermato la fiducia all’esecutivo con possibilità di ingresso del gruppo nella maggioranza e nel governo, a patto, ha spiegato Vincenzo D’Anna, che Renzi si sposti più al centro. Insomma con questi numeri le riforme dovrebbero filare lisce come l’olio verso l’approvazione in terza lettura.

MINORANZA DEM: 16 DISSIDENTI. L’incognita resta comunque la minoranza Dem. I dissidenti hanno annunciato che ripresenteranno in aula i 17 emendamenti ritirati in commissione, ciò vuol dire che sul Senato elettivo non intendono mollare. La base del Nazareno invece è convinta, riferiscono fonti interne alla maggioranza. “I dissidenti rimasti – dicono – sono al massimo 16”. Gli altri voteranno a favore del ddl Boschi perchè, spiegano, sono gli stessi che “erano pronti a sottoscrive l’accordo” prima che il tavolo saltasse. I 16 voti mancanti potrebbero mettere su un binario rischioso il provvedimento. A conti fatti, le 171 preferenze di oggi diventerebbeo 156: troppo poco. Un ruolo importante perciò potrebbe giocarlo Forza Italia.

SILVIO BERLUSCONI AL BIVIO: VERSO ASSENZE SENATORI PIANIFICATE. Silvio Berlusconi ha confermato ieri sera durante il vertice a Palazzo Grazioli il ‘no’ alle riforme costituzionali, decisione che ha ulteriormente spaccato il partito. In molti addirittura lo definiscono un partito allo sbando, con alcuni senatori che minacciano di andarsene tentati da altri lidi. Tra questi Francesco Amoruso già dato verso Ala, ma che oggi ha incontrato a palazzo Grazioli lo stesso leader azzurro.

L’ex cav in questo momento, raccontano, si trova di fronte a un bivio: dire no alle riforme e salvare l’alleanza con Matteo Salvini per le amministrative o andare a sostegno di Renzi, a bisogno, per evitare le elezioni anticipate? Se il governo inciampasse sull’approvazione in Senato del ddl il ritorno alle urne sarebbe la naturale conseguenza. E ad ora, sondaggi alla mano, spiegano fonti di Fi, e “senza un progetto politico” le elezioni poltiche sarebbero la pietra tombale del partito. Ecco allora che la strategia da percorrere potrebbe essere quella di ‘assentarsi’ per mettere al sicuro il ddl Boschi. In tutto, si spiega, dovrebbero essere circa 10 i senatori che al momento giusto avranno altro da fare.

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