di Elisabetta Graziani
Roma, 15 set. (LaPresse) – Prosegue l’ostruzionismo di Ncd in commissione Giustizia al Senato dove è all’esame il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili. Nel pomeriggio la commissione è arrivata a pagina 58 delle 250 che compongono il fascicolo con gli emendamenti, la maggior parte presentata da Ncd. Sono due i principali scenari che si delineano per l’iter di provvedimento d’iniziativa parlamentare. Il primo, prevale la parola di Matteo Renzi: il disegno di legge va in aula entro il 15 ottobre, ma senza relatore e con una rottura con l’alleato Ncd, ed questa è l’ipotesi più accreditata per ora. Il secondo, il ddl slitta e potrà diventare merce di scambio per le altre riforme. Il mantra che da Pd e Ncd si ripete è che non si tratta di materia di accordo di governo.
Il Pd, diviso sul fronte Senato e Italicum, pare compatto in commissione, dove anche la minoranza cattolica è favorevole al testo così come è stato modificato finora. La commissione Giustizia sembra il villaggio di Asterix: qui non solo il Pd è unito, ma addirittura collabora con il M5S. Per smaltire le migliaia di emendamenti, intanto, sono state fissate delle semi-notturne: i senatori lavorano fino alle 23, non di più. Il presidente della commissione, Francesco Nitto Palma (Fi), pare aver detto che se manca la calendarizzazione in aula è inutile fissare sedute fiume fino alle 6 del mattino successivo: non c’è urgenza. E in effetti, nonostante i proclami, nessuna data è stata ancora fissata nel calendario dei lavori per l’approdo in aula della riforma. Al punto che è lo stesso Nitto Palma ad affermare che “non è probabile che il ddl vada in aula prima del 15 ottobre”.
Sulla mancanza di una data ufficiale, il senatore Ncd Carlo Giovanardi vi legge la controprova che “il governo si è chiamato ufficialmente e formalmente fuori“. “Perché le notturne se il governo non ha sollecitato il provvedimento? Perché farle se il ddl non è nell’ordine del giorno dell’aula?”, si chiede Carlo Giovanardi dopo l’ufficio di presidenza. E ragiona: “Se il 15 ottobre comincia la sessione di bilancio, se prima della sessione di bilancio c’è la discussione parlamentare della riforma del Senato, oggi siamo al 15 settembre, quando dovrebbe andare in aula il ddl sulle unioni civili?”.
Al principale ostruzionista del ddl risponde il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, oggi in commissione in rappresentanza dell’esecutivo. “Non è vero, il governo non si è chiamato fuori – dice -. E’ un disegno di legge non governativo, ma del Parlamento: noi siamo disponibili, lo seguiamo. Quindi, a tutte le calendarizzazioni delle commissioni, il governo sarà presente, ma non sta a noi chiedere di proseguire l’esame. Il che non significa che il governo non l’abbia chiesto”. “Ci rimettiamo sugli emendamenti – ha spiegato – perché non vogliamo interferire nella dialettica parlamentare, ma vogliamo far sì che ci sia dibattito vero”.
Se il governo vuole il “dibattito vero”, e magari riservarsi la carta delle unioni civili per baratti sulle riforme costituzionale e istituzionale, allora avrebbe ragione Giovanardi e il ddl slitterebbe oltre 15 ottobre. Altrimenti, la “dialettica parlamentare” dovrà essere interrotta e il provvedimento andrà in aula senza che i lavori della commissione siano terminati. Nel dubbio, il senatore di Ncd rilancia: “Se il Pd toglie quei tre punti ai quali siamo contrari – utero in affitto, adozioni e reversibilità – chiudiamo in due giorni”.