Roma, 16 set. (LaPresse) – Il governo accelera sul ddl Boschi, già domani la Riforma costituzionale potrebbe essere calendarizzata nell’aula del Senato a partire dalla prossima settimana. La decisione della maggioranza, compatta su questo fronte, è stata presa dopo che nel pomeriggio di ieri si è consumata la spaccatura all’interno del Partito democratico, con la senatrice Loris Lo Moro che ha abbandonato il tavolo della bicamerale Dem sbattendo la porta e la decisione di chiedere la convocazione della conferenza dei capigruppo concessa dal presidente Grasso, non senza polemiche, per le 15 di oggi.

LO MORO: “LA RIUNIONE NON SERVE PIU'”. “Questa riunione non serve più perché Renzi non vuole dialogare – ha detto Lo Moro durate il tavolo del Pd – Non sono io che me ne vado, ma è questa riunione che non ha senso. Arrivederci”. Secondo la bersaniana infatti la riforma era su “un binario morto”, con il governo fermo sulla posizione di non modificare l’articolo 2, che stabilisce che i senatori non saranno più eletti in maniera diretta dai cittadini, e la stessa ala dissidente non soddisfatta delle proposte arrivate dall’esecutivo.

ROSATO: “INTERVENIRE SENZA RIAPRIRE ARTICOLO 2”. Il capigruppo alla Camera, Ettore Rosato, al termine della riunione a palazzo Madama ha confermato come unica soluzione possibile “per mettere in grado i cittadini di esprimere una valutazione sui senatori” quella di “intervenire in maniera più congrua e più pertinente all’articolo 122 della Costituzione, senza riaprire l’articolo 2 della riforma”. Soluzione che evidentemente non è piaciuta al seguito di Vannino Chiti, tanto da far saltare ogni tipo di trattativa.

BOSCHI: “L’ACCORDO LO RAGGIUNGIAMO”. Ad ostentare ottimismo, con il volto però tirato come chi sa che la situazione non è di certo tra le più semplici, la ministra Boschi che si è detta “ottimista, secondo me l’accordo lo raggiungiamo e anzi stiamo lavorando per cercare di arrivare a un accordo anche con una parte delle opposizioni” e poi sul decisione di Lo Moro ha poi puntualizzato “dispiace per chi lascia il tavolo quando siamo vicini ad un accordo”. E’ evidente che la sintesi a questo punto dovrà essere trovata in aula, raccogliendo attorno al compromesso quelli dell’opposizione che hanno già votato le riforme in passato.

OBIETTIVO DEL GOVERNO: 15 OTTOBRE. Il governo, che ha come obiettivo quello di approvare il ddl entro il 15 ottobre, come confermato dallo stesso premier Matteo Renzi oggi, ha deciso quindi di accelerare e attraverso i capigruppo della maggioranza chiedere la convocazione della conferenza in Senato per portare in aula il disegno di legge la prossima settimana lasciando la patata bollente nelle mani del presidente Pietro Grasso.

OGGI LA CAPIGRUPPO. Oggi alle 15 i presidente dei senatori si riuniranno con la seconda carica dello Stato e l’incontro si preannuncia incandescente. Fissando l’approdo in aula del ddl che modifica 40 articoli della Costituzione il risultato sarà quello del contingentamento dei tempi in commissione con la reale possibilità che il testo vada all’esame dell’assemblea senza mandato al relatore e la questione dell’emendabilità dell’articolo 2 passerà al presidente Grasso.

Ieri la presidente Anna Finocchiaro nel corso dei lavori ha ribadito la posizione fatta propria anche dal governo che erano da considerare inammissibili gli emendamenti all’articolo 2 a meno che non ci fosse stato un accordo politico da parte di tutti i gruppi, scatenando le proteste delle opposizioni.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: