di Denise Faticante
Città del Vaticano, 15 set. (LaPresse)- Profughi, flussi migratori, accoglienza, riscaldamento globale, disuguaglianze sociali, conflitti in Siria e Ucraina. Questo il bagaglio che Papa Francesco porterà con sé nel più lungo e impegnativo viaggio apostolico che abbia mai compiuto finora: nove giorni intensi, scanditi da incontri e discorsi che giocheranno un ruolo di primo piano nelle questioni più calde del pianeta.
Dopo aver contribuito a ricucire i rapporti tra Cuba e Stati Uniti, il Papa pastore, portato per la diplomazia, tocca quelle terre con un programma fitto di appuntamenti e ricco di spunti. Un viaggio che in qualche modo rappresenta un suggello del suo successo come negoziatore.
CUBA E UNA STORIA DI RELAZIONI – La Santa Sede non ha mai abbandonato il popolo cubano. In questi decenni le trattative, più o meno sotterranee, hanno intrecciato rapporti politici e portato alla visita di tre Pontefici.
La nuova stagione tra l’Isola e il Vaticano viene inaugurata da Giovanni Paolo II. E’ un avvenimento storico quello del gennaio del 1998. Tra una popolazione entusiasta, Wojtyla si presenta come ‘pellegrino della verità e della speranza’. E lancia un appello, profetico, che resterà emblematico di quella visita: “Possa Cuba aprirsi con tutte le sue magnifiche possibilità al mondo e possa il mondo aprirsi a Cuba”. Nella cerimonia di congedo ribadisce che Cuba non può essere isolata e definisce “ingiuste e inaccettabili” le misure restrittive imposte dall’embargo Usa.
Da allora Fidel ha sempre individuato nel Papa un interlocutore per uscire dall’isolamento. Nel marzo 2012, sull’isola arriva Benedetto XVI con il Líder maximo ancora in sella e l’embargo americano ancora in vigore, nonostante alcune lievi aperture sul piano turistico-commerciale. Ora è la volta del papa argentino che concluderà un percorso iniziato venti anni fa. intanto un piccolo miracolo Bergoglio lo ha già compiuto. Dopo l’incontro con il pontefice a Roma, Raul disse: potrei iniziare a pregare, anche se sono comunista.
IN USA TRA ACCOGLIENZA E CLIMA – L’abbraccio con Fidel Castro e la messa in Plaza de la Revolucion saranno solo alcune delle immagini forti che questo viaggio restituirà. Fotogrammi che si andranno ad aggiungere all’accogliente sorriso di Barack Obama ai piedi della scaletta dell’areo nella Andrews Air Force Base nei pressi di Washington e ai discorsi(Segue). davanti al Congresso americano e all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Accoglienza e cambiamenti climatici saranno i temi più discussi al tavolo una volta che Bergoglio, primo capo di Stato a raggiungere gli Usa da Cuba dopo il disgelo, metterà piede negli Stati Uniti. Alle Nazioni Unite il 25 settembre, il Santo Padre toccherà le grandi questioni globali: dall’esodo dei profughi dal Medio Oriente e da altre regioni del mondo, all’inasprirsi dei conflitti siriano e ucraino, passando per la grave crisi ambientale con le sue connessioni economiche, sociali e di critica al modello di sviluppo.
E’ in questa cornice che Papa Francesco vedrà infine il Segretario delle Nazioni Unite Ban Ki Moon con il quale ha già una forte intesa relativa alla questione del riscaldamento globale. Intesa che in realtà è stata più volte registrata anche con Obama. L’ultima immagine emblematica sarà quella del Papa a Ground Zero: un luogo che raccoglie in sè un passato che ha cambiato il futuro per sempre.