Napoli, 11 set. (LaPresse) – “Il sindaco? Mette la testa sotto al terreno, non guardando in faccia che i nostri figli qui ci muoiono perché non hanno alternative alla camorra. Lui e i suoi assessori dovrebbero capire che al Vomero si campa bene, ma qui si muore e non abbiamo creato alternative, c’è una disoccupazione giovanile al 70%“. Lo dice a LaPresse Giuliana Di Sarno, presidente della terza Municipalità di Napoli, di cui fa parte il quartiere Sanità, dove viveva ed è stato ucciso Gennaro Cesarano, il 17enne ucciso domenica scorsa all’alba in una sparatoria.
Stamattina, poco prima dell’inizio dei funerali del ragazzo, uno striscione con la scritta ‘Gennaro vive nei nostri cuori che la camorra ha ucciso’ è stato strappato stamattina dalle mani di Di Sarno. “L’altro giorno, all’inizio della fiaccolata c’era lo striscione ‘No alla camorra’, speravo lo esponessero oggi, ma è scomparso – ha raccontato a LaPresse Di Sarno – Stanotte mi sono messa a scrivere, rosso su bianco, e ho chiesto di metterlo fuori al sagrato della chiesa, per dare un segnale, perché oggi è Gennaro, domani sarà un altro. Ho chiesto a un ragazzino di darmi una mano, ma me l’ha strappato di mano e non l’ho più trovato”.
Un gesto, secondo la presidente di municipalità, dovuto forse a un fraintendimento, “forse ha pensato che stessi associando Genny alla camorra. O forse si è spaventato, non voleva che lo vedessero, qui c’è paura di parlare di camorra, ma la mia volontà era che quel cartello fosse esibito da tutte le istituzioni locali. I cittadini da soli non ce la fanno perché sono impauriti, noi dobbiamo aiutarli, perché noi ci siamo candidati”.
Da domenica il clima alla Sanità è pesante, rimarca Di Sarno, “tutto il quartiere è vittima. Qui sono tutti silenziosi, tutti preoccupati. Ma soprattutto c’è timore che nulla cambierà, dopo il clamore mediatico di questi giorni”.
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