Embrioni, la Corte di Strasburgo avalla il divieto: la parola ora passa alla Consulta

di Elisabetta Gramolini

Roma, 27 ago. (LaPresse) – L’Italia non viola i diritti dell’uomo, vietando la donazione a scopo scientifico di embrioni umani. Lo stabilisce la Corte europea dei diritti dell’uomo con una sentenza pubblicata oggi. Ai giudici di Strasburgo si era rivolta Adele Parrillo, celebre come ‘la vedova di Nassiriya’, che nel 2002 si sottopose a fecondazione in vitro, ottenendo cinque embrioni. Dopo la morte del compagno, il regista Stefano Rolla, vittima nel 2003 dell’attentato in Iraq costato la vita a 25 italiani, 19 carabinieri, Adele decise di non fare l’impianto ma offrire gli embrioni alla ricerca scientifica.

Alla vicenda di Rolla s’ispira il film ‘Venti Sigarette’ di Aureliano Amadei, che, sul set della vita, era l’aiuto di Rolla quel giorno a Nassiriya. Ma per la legge 40 del 2004 la donazione è impossibile. Per questo la donna inizia una battaglia legale, arrivata oggi alle battute finali. Nel dettaglio, la sentenza di Strasburgo stabilisce che l’articolo otto della legge italiana, sul rispetto della vita privata e familiare, non è stato violato perché gli embrioni contenevano materiale genetico della Parrillo e rappresentavano quindi una parte costitutiva della sua identità.

Nel 2014 la Corte Costituzionale italiana aveva sospeso il giudizio di legittimità in attesa che Strasburgo si pronunciasse. Ora che la decisione è arrivata, la Consulta fisserà a breve l’udienza. La pronuncia non è attesa solo da Adele Parrillo che, raggiunta tramite mail, fa sapere di non voler commentare in prima persona la sentenza, ma anche dall’opinione pubblica e dalla politica. Se per il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, la sentenza riconosce “la ragionevolezza del margine di azione della legge italiana”, per l’Associazione Luca Coscioni, invece, nel nostro Paese vige un sistema ipocrita: “La ricerca – afferma il segretario dell’organizzazione Federica Gallo – viene effettuata sulle staminali embrionali che vengono dall’estero, perché quelle italiane non si possono usare. Eppure – prosegue la Gallo -, nel mondo ci sono progetti di ricerca su Parkinson o su malattie degli occhi basati sulle embrionali”.

All’accusa di ipocrisia, risponde la deputata di Area popolare, Paola Binetti: “Non c’è alcuno studio che confermi l’efficacia delle embrionali. Perché l’Associazione Coscioni lo ripete da dieci anni?”. Quanto alla sentenza di Strasburgo, la Binetti la definisce una “vittoria dell’embrione, visto – spiega – che è la prima volta che riceve lo status di soggetto da tutelare. Questa per me – aggiunge la deputata – è una conferma di ciò a cui si fa riferimento nell’articolo 1 della legge 40 del 2004”. Altro motivo per cui si dice soddisfatta Binetti è quel riferimento che, secondo lei, la Corte fa al dibattito che si è sviluppato in Italia a proposito della legge. “A distanza di 10 anni – afferma – si riconosce che tutto quel confronto, che ha assunto anche toni aspri in passato, è stato significativo”.