L’affondo di Martina: Il caporalato è come la mafia, necessario l’impegno di tutti

Roma, 19 ago. (LaPresse) – “Il caporalato in agricoltura è un fenomeno da combattere come la mafia e per batterlo occorre la massima mobilitazione di tutti: istituzioni, imprese, associazioni e organizzazioni sindacali” ha dichiarato il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Maurizio Martina.

“Chi conosce – prosegue Martina – situazioni irregolari deve denunciarle senza esitazione. In queste settimane abbiamo lavorato con il Ministero del lavoro sia per intensificare i controlli che per consolidare nuove pratiche utili al contrasto permanente del fenomeno”. La “Rete del lavoro agricolo di qualità” che abbiamo fortemente voluto dal Ministero delle politiche agricole – aggiunge il ministro -, e che è diventata finalmente realtà in questi mesi, “è uno strumento importante. Dal primo settembre le aziende agricole potranno aderire alla Rete tramite il portare internet INPS. Per la prima volta in Italia si istituisce un sistema pubblico di certificazione etica del lavoro che riguarderà proprio le imprese agricole”.

“Il ‘certificato di qualità’ non sarà un semplice bollino di natura burocratica ma attesterà il percorso delle verifiche puntuali e preventive effettuate individuando e valorizzando le aziende virtuose. Il coordinamento – continua il ministro Martina – tra istituzioni e parti sociali sarà ulteriormente rafforzato con il completamento dell’iter parlamentare del “collegato agricoltura” che prevede l’adesione alla Rete, attraverso la stipula di convenzioni, degli sportelli unici per l’immigrazione, delle istituzioni locali, dei centri per l’impiego e degli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura. Questo – conclude – è solo un primo passo, ma può fare davvero la differenza se utilizzato con continuità e attenzione da parte di tutti. La nostra deve essere una battaglia senza sosta e senza quartiere alla piaga del caporalato e del lavoro nero in agricoltura”.