Renzi in Giappone: Basta piangersi addosso Rilancia asse con Abe, riforma Pa entro giovedì

Dal nostro inviato Fabio De Ponte

Tokyo (Giappone) 2 ago. (LaPresse) – L’Italia deve smettere di piangersi addosso. E’ questo il messaggio con il quale il premier Matteo Renzi sceglie di aprire la visita di 48 ore in Giappone, che si aprirà ufficialmente domani con un intervento all’università delle Belle Arti Geidai, il più antico e noto ateneo del Paese dedicato alla formazione artistica e musicale. I segnali di ripresa, spiega il presidente del Consiglio di fronte a una platea fatta per lo più di imprenditori, presso l’ambasciata italiana di Tokyo, ci sono.

“L’export italiano – dice – sta crescendo e ha registrato +4,1% per i primi quattro mesi del 2015”. “Il punto chiave – sottolinea Renzi – non è solo l’aspetto economico, ma l’atteggiamento mentale: bisogna smettere di piangersi addosso e tirarsi su le maniche”.

E anche il turismo sta crescendo: ha registrato nel primo trimestre un +5,3%. E “con 2 milioni e 700mila presenze – continua il presidente del Consiglio – siamo il Paese col maggior numero di presenze dei nostri amici giapponesi. Abbiamo però bisogno – sottolinea – di mettere anche a posto di più le nostre città. Quando uno fa diecimila chilometri ha bisogno di trovare le strade pulite e le città funzionanti. Questo è uno dei punti sui quali nei prossimi mesi gli amministratori locali dovranno lavorare di più. Chi si mette in viaggio per vedere un’opera d’arte ha diritto a essere accolto con tutte le attenzioni. Trovo un dato molto interessante quello della crescita del turismo, che mostra che anche in questo settore l’italia sta finalmente uscendo dalla crisi”.

Insomma, vedere bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno e darsi da fare per riempire l’altra metà. “Questo – continua – vale per tutta Italia, in particolar modo per il Mezzogiorno che ha delle potenzialità inespresse. L’Italia ha tassi di crescita – spiega il premier – con i quali il Nord supera la Germania e il Mezzogiorno fatica. Il Governo deve fare tutto quello che deve fare ma c’è bisogno anche di metterci il cuore, di impegnarsi. La salvezza non arriverà mai da qualcuno esterno. Bisognerà avere la forza e il coraggio di mettersi in gioco personalmente. La cosa importante è l’approccio mentale di ciascuno di noi, metterci tutta l’energia possibile”.

“Queste 48 ore – dice poi Renzi spiegando il senso della sua visita qui – sono un tentativo di dire una volta di più quanto l’Italia ami il Giappone e quanto il Giappone deve aprirsi all’Italia”. In primo luogo nel settore della difesa: “Il 16 luglio – ricorda il presidente del Consiglio – il primo ministro Abe ha fatto approvare una riforma costituzionale importante che apre un settore di grandissimo interesse per la nostra economia, il campo della difesa”. Perciò “domani – annuncia – sarà con noi l’amministratore delegato di Finmeccanica”, Mauro Moretti.

E poi lancia una stilettata all’opposizione: “Siamo colleghi – dice riferendosi ad Abe – abbiamo tutti e due riforme costituzionali in ballo. Noi per fare le riforme costituzionali abbiamo bisogno di cinque passaggi, lui solo di due. E’ un po’ più fortunato. Ma noi arriveremo alla fine, anzi faremo un bel referendum perché siano i cittadini a dire sì o no come è giusto che sia”.

Ma “questo – è il suo messaggio – è un periodo buono per gli investimenti. Hitachi con Ansaldo ne è un esempio”. In effetti, nonostante in numeri apparentemente poco convincenti del Paese asiatico, che ha chiuso il 2014 con un Pil in regresso dello 0,1%, il Giappone è un buon cavallo su cui puntare, dicono gli imprenditori italiani che lo hanno accolto all’ambasciata. Flavio Gori, 22 anni in tra Osaka e Tokyo, responsabile locale della Savino Del Bene, terzo spedizioniere aereo Italia-Giappone (“noi siamo – spiega – il termometro del business”), dice che l’export dall’Italia verso il Giappone va a gonfie vele. Gli fa eco Vittorio Falconeri, della Brevini, azienda che si occupa di componenti per la trasmissione di potenza (riduttori e ruote dentate per l’industria pesante). Anche lui in Giappone da oltre vent’anni. “Qui le cose vanno molto bene – racconta -. Si lavora tanto. La disoccupazione è al 3 per cento. Mia figlia ha ricevuto diverse offerte di lavoro prima ancora di laurearsi”.

Ma come si concilia questo con i dati dell’export nipponico in calo e con la crescita zero? La risposta la offre Aristide Martellini, dell’ufficio della promozione del commercio dell’ambasciata, l’avamposto dell’Ice: “Sa – dice – quanto hanno investito i giapponesi in investimenti diretti esteri negli ultimi sei anni? 800 miliardi di dollari, 60 solo negli ultimi sei mesi. E’ un Paese che sta investendo cifre spaventose. Si stanno comprando tutto”. Molto di ciò che viene prodotto perciò, spiega, viene esportato dai giapponesi estero su estero e quindi non figura nelle statistiche. E se alla casa madre rientrano i profitti, molto valore aggiunto sfugge al computo del Pil, perché resta fuori confine. Ma questo non vuol dire che il Paese non stia creando ricchezza.

Insomma allora la Abenomics funziona? “Sì, ma questo Paese è gigante, ci vuole tempo per vederlo nei numeri ufficiali”, spiega Martellini. Perciò l’asse della crescita Renzi-Abe, centrato proprio sugli investimenti diretti esteri reciproci, potrebbe funzionare davvero.

Durante l’incontro con la comunità italiana a Tokyo il premier ha annunciato: “Mercoledì mattina, massimo giovedì, approviamo la riforma della pubblica amministrazione“.