Roma, 1 ago. (LaPresse) – A due anni da una precedente lettera, Roberto Saviano scrive al premier Matteo Renzi. E lo fa dalle colonne di Repubblica. “Nonostante il tempo sia scaduto e la deindustrializzazione abbia del tutto desertificato l’economia e la cultura del lavoro del Mezzogiorno Lei – scrive lo scrittore – ha il dovere di agire. E ancora prima di ammettere che ad oggi nulla è stato fatto. Solo così potremo ritrovare la speranza che qualcosa possa essere davvero fatto”.

Saviano spiega: “Le istituzioni italiane devono infatti chiedere scusa a quei milioni di persone che sono state considerate una palla al piede e, allo stesso tempo, sfruttati come un serbatoio di energie da svuotare”. Al Sud “ci sono tantissime persone che resistono attivamente a questo stato di cose e Lei ha il dovere di ringraziarle una ad una. Sono tante davvero. E tutte assieme costituiscono una speranza per l’economia meridionale”. In un ulteriore passaggio, l’autore di ‘Gomorra’ sottolinea: “La corruzione più grave non è quella del disonesto che vuole rubare: la vergogna è quella dell’onesto che se vuole un documento, se vuole un legittimo diritto, se vuole fare impresa o attività deve ricorrere appunto alla corruzione per ottenere ciò che gli spetta. A sud i diritti si comprano da sempre: e Lei non può non ricordarlo”.

Saviano si sofferma particolarmente su una nuova questione meridionale, caratterizzata soprattutto da una continua emigrazione, che colpisce tutti. “Permette un paradosso? E’ un tristissimo paradosso. Dal Sud, caro primo ministro, ormai non scappa più soltanto chi cerca una speranza nell’emigrazione. Dal Sud stanno scappando perfino le mafie: che qui non ‘investono’ ma depredano solo. Portando al Nord e soprattutto all’estero il loro sporco giro d’affari. Sì, al Sud non scorre più nemmeno il denaro insaguinato che fino agli anni ’90 le mafie facevano circolare”.


Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, rispondendo a un lettore de L’Unità nella rubrica ‘Caro segretario’, è intervenuto sugli investimenti al Sud: “Adesso è fondamentale sbloccare i progetti incagliati, da Ilva a Bagnoli, dalla Sicilia a Reggio Calabria, per dare il segno concreto che finalmente la musica è cambiata”.

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