di Elisabetta Graziani

Roma, 28 lug. (LaPresse) – Su Roma e sull’amministrazione di Ignazio Marino la sinistra che va da Sel fino alla minoranza dem è concorde: tutti uniti contro Renzi. Ma mentre Sel, ex Pd ed ex M5S fanno prove di convivenza e annunciano entro l’anno un nuovo gruppo parlamentare a sinistra del Pd, la corrente di minoranza ‘Sinistra riformista’ non ha alcuna intenzione di abbandonare il Partito democratico, anzi.

“La posizione fintamente pilatesca del segretario del partito è inaccettabile”, dice l’ex Pd Stefano Fassina a margine della ‘reunion’ dei parlamentari di ‘sinistra’, tenuta oggi nella sala del Cenacolo – casuale? – nel palazzo della Camera in vicolo Valdina. E rincara: “Quella di Renzi non è una posizione neutrale. Se il segretario del partito ha una posizione apparentemente neutrale, vuol dire che gioca dalla parte di chi vuole affondare l’amministrazione Marino”. Per Davide Zoggia, esponente di Sinistra riformista, la gestione della vicenda lascia “perplessi se non increduli”: c’è il rischio, dice, di “restare nell’impasse”. Secondo Zoggia, “la partita del Comune di Roma è stata gestita più su scala nazionale, per risolvere i problemi del partito che per risolvere quelli della città”.

E qui sta la convergenza, quasi alla lettera, con il leader di Sel, Nichi Vendola, secondo cui la nuova giunta Marino dà “l’impressione il Pd abbia preferito risolvere i suoi problemi interni piuttosto che quelli della città”. Da Vendola anche un avvertimento alla nuova amministrazione romana targata Pd: “Di fronte a provvedimenti che non avranno questa caratteristica di cambiamento, noi avremo le mani libere”. A provocare il dibattito è stata la cancellazione, all’ultimo, dell’intervento del premier alla Festa dell’Unità di Roma, previsto per questa sera. Matteo Renzi l’ha anticipato con una visita a sorpresa ieri. E intorno alla vicenda si sono rincorse voci differenti: chi attribuisce la scelta al rischio sicurezza legato alle contestazioni (mondo della scuola, movimenti per la casa, M5S) e chi alla vicenda Marino. In particolare al fatto che proprio oggi il sindaco di Roma abbia annunciato la nuova giunta.

“Renzi – sostiene il dem Zoggia – non vuole essere trascinato nei problemi romani, ma allo stesso tempo si rende conto che non può non supportare un’amministrazione che è nel segno del Pd”. Più tranchante la deputata Monica Gregori (ex Pd, ora con Fassina in Futuro a sinistra) secondo cui “Renzi vuole tenersi fuori dalla questione romana perché non ha soluzioni”. E, ancora, “temo un Letta-bis: Renzi dice di dare il sostegno poi lo toglie, lasciando Roma in balia degli eventi in un momento delicato come quello attuale, con un Giubileo, il rischio terrorismo e le Olimpiadi in forse”.

“Nella gestione dell’amministrazione di Roma rimangono sul piatto gli equivoci di prima: mi sembra che, secondo il segretario del Pd, Marino si debba arrangiare e l’arrangiamento di Marino non mi pare soddisfacente“, commenta a caldo l’ex Pd e leader di ‘Possibile’, Giuseppe Civati, dopo l’annuncio del rimpasto di giunta fatto dal sindaco. E sull’assenza di Renzi al parco delle Valli, aggiunge caustico: “E’ la prima volta nella storia che un segretario di partito diserta la Festa dell’Unità, per di più nella capitale”.

“Su Roma e sulla Sicilia penso che Renzi stia sbagliando, anche se sono situazioni molto diverse”, commenta il coordinatore nazionale di Sel Nicola Fratoianni e il capogruppo alla Camera, Arturo Scotto, si dice d’accordo con lui. “A Roma – spiega Fratoianni – è inutile andare avanti con le battute. Se Matteo Renzi e il Pd pensano che Marino e la giunta romana non siano nelle condizioni di governare, tolgano la fiducia. Altrimenti dovrebbero mettere l’amministrazione nelle condizioni di governare, innanzi tutto dando le risorse e allentando il patto di stabilità“. Queste anche le ragioni che giustificano la scelta di Sel di stare al di fuori del rimpasto, pur sostenendo Marino in Consiglio comunale con i quattro consiglieri.

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