Roma, 27 lug. (LaPresse) – Nessun ‘obbligo’ a pagare l’Ici per le scuole paritarie cattoliche. A precisarlo in un comunicato è il primo presidente della corte di Cassazione, Giorgio Santacroce, che ha deciso di spiegare la sentenza di cui tanto si è discusso per fare chiarezza dopo le aspre polemiche degli ultimi giorni.
Al fine di evitare qualunque strumentalizzazione, la Corte precisa che la sentenza “si pone in linea di continuità con l’orientamento consolidato circa l’interpretazione dell’esenzione prevista”, per cui “si tratta di polemiche in larga parte fuor d’opera e che sembrano dimenticare come la questione sia stata oggetto – e la sentenza vi fa esplicito riferimento – di un’indagine comunitaria per sospetti aiuti di Stato agli enti della Chiesa, che sarebbero potuti derivare da un’interpretazione della predetta esenzione non rigorosa e in possibile contraddizione con i principi della concorrenza“.
L’interpretazione, dunque, “è che l’esenzione spetti laddove l’attività cui l’immobile è destinato, pur rientrando tra quelle astrattamente previste dalla norma come suscettibili di andare esenti, non sia svolta in concreto con le modalità di un’attività commerciale“. E la Corte chiarisce: “L’onere di provare tale circostanza spetta al contribuente”.
Nel caso in esame, dunque, la Cassazione ha ritenuto “che il giudice d’appello non avesse congruamente motivato in ordine al conseguimento in giudizio di siffatta prova da parte dell’istituto religioso, tenendo conto di quanto la giurisprudenza della Corte ha affermato circa gli elementi che contraddistinguono l’attività di impresa”. Tanto è vero, conclude il comunicato firmato da Santacroce, che la Corte ha cassato la sentenza impugnata con rinvio: “Sarà pertanto il giudice di merito a dover decidere, in ultima analisi, alla luce di una rinnovata e più circostanziata valutazione delle risultanze processuali, se l’esenzione spettasse o meno per l’attività didattica come concretamente svolta”.