Roma, 22 lug. (LaPresse) – “Non mi sono suicidato perché è intervenuto un procuratore perbene, Lo Voi, uno che si batte per la verità, uno apolitico. Lo ringrazio”. Lo dice Rosario Crocetta, presidente della Regione Sicilia, a La Zanzara su Radio 24. “Oggi – rimarca – sarei un uomo morto, infangato e forse tra qualche anno si sarebbe scoperto che avevano assassinato un uomo innocente”. E racconta: “Ho pensato davvero di ammazzarmi e lo avrei fatto subito dopo l’uscita della notizia. Ma è arrivato il mio avvocato che mi ha preso in albergo, mi ha portato nel suo studio e mi ha detto che il procuratore stava verificando la notizia. Altrimenti sarei già un uomo morto. Piangevo, non mangiavo, non dormivo, non mi affacciavo alla finestra perché pensavo che qualcuno mi potesse guardare e mi insultasse, ho avuto paura di uscire di casa. Qualcosa di ignobile. Senza quel giudice sarei una larva umana, è moralmente possibile tutto questo? Possiamo vivere in un paese così?”.
“Avevo trovato su internet – racconta Crocetta – un modo veloce, sicuro, in modo che nessuno mi potesse salvare. Visto che non possiedo armi, mi sono chiesto: come mi ammazzo in modo che nessuno mi salvi? Pensavo alle tecniche che dovevo adottare per evitare l’arrivo di qualcuno, ho anche i militari sotto casa e un collaboratore vicino a me. Ma ho trovato un metodo facile, semplice. Lo avevo trovato ma non lo dico per paura delle emulazioni”.
Un golpe. “L’Espresso dica l’ora, il secondo e il minuto di questa intercettazione. Ma non ce l’hanno, perché altrimenti ce l’avrebbero tutte le procure che indagavano su Tutino dal 2013”. Lo dice Rosario Crocetta, presidente della Regione Sicilia, a La Zanzara su Radio 24. “Ci sono procure e giudici che dicono che non c’è nulla – dice Crocetta – e un giornale che pubblica una notizia non verificata. Dieci milioni di risarcimento sono anche pochi perché credo che poi ci sarà la richiesta di risarcimento dal popolo siciliano, perché la Sicilia ha subito danni per centinaia di milioni di euro a causa di questa pubblicazione”. E aggiunge: “il direttore dell’Espresso dice che dimostreranno la correttezza del comportamento, ma il punto è se la telefonata è vera o falsa. La tirino fuori e la portino alle procure perché c’è un attentato a un organo istituzionale e costituzionale dello Stato”. “Mi rifiuto di pensare che l’Espresso sia complice di un complotto – spiega – ma penso che abbia preso una bufala. Però non è bello e me ne frego della loro correttezza sulla vicenda, voglio vedere le carte. E non tirino fuori la storia delle fonti da non rivelare, qui siamo di fronte a un golpe”.
Gossip di provincia. Il governatore ha poi parlato su Facebook di quanto passato negli scorsi giorni. “La circostanza che Tutino abbia detto quella frase su Lucia Borsellino è smentita da tutte le procure siciliane. Che quella frase io l’abbia mai sentita non è stato neppure esplicitato da l’Espresso. E così dopo lo shock stragista, si passa ai sottili argomenti della denigrazione umana e politica”. E’ lo sfogo che il governatore della Sicilia Rosario Crocetta affida al social network commentando le intercettazioni pubblicate dalla rivista l’Espresso tra lui e il medico Matteo Tutino, in cui quest’ultimo avrebbe detto che “Lucia Borsellino va fatta fuori come suo padre”.
“La foto di Tutino in prima pagina che mostra i suoi muscoli – chissà forse sono amanti? – per un gay l’accusa ci sta; solo che Tutino è eterosessuale, persino machista, un presidente prigioniero politico di un medico che rappresenta il potere della sanità in Sicilia. Quali affari legano me e Tutino? Quali aziende abbiamo in comune? Quali affari ha Tutino? Quali affari ho io? Si indaghi. E quel patto scellerato, da quali interessi può essere nato, se non ci sono? Non possiedo cliniche, non possiedo aziende di nessun tipo, non c’è niente per cui mi si possa accusare”, spiega Crocetta.
“Il gossip da tre soldi però, tutto provinciale, tutto riconducibile alla mediocrità dei soggetti che lo praticano – ‘omnia immunda, immundis’ – le cose immonde agli immondi”, conclude il governatore siciliano.