Roma, 21 lug. (LaPresse) – La sentenza della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo irrompe nel dibattito politico, già acceso, in Italia sulle Unioni civili: porta, ovviamente, acqua al mulino di chi le vuole legalizzare, ma non convince né piega alla resa chi è contrario. E il verdetto, venendo da un’Istituzione europea, alimenta l’anti-europeismo più retrivo di chi è abituato a rispettare le regole solo quando gli piacciono: c’è pure chi fa d’ogni Europa un fascio, senza distinguere tra Consiglio d’Europa e Unione europea, che, stavolta, non c’entra nulla.

La sentenza di Strasburgo fa giurisprudenza, ma non fa legislazione. Del resto, l’Italia in Europa non è un caso isolato: in nove Paesi dell’Unione europea, che hanno tutti sottoscritto, come l’Italia, la Carta dei diritti dell’uomo, non c’è ancora nessuna tutela per le coppie omosessuali.

Il dibattito sulle Unioni civili attraversa l’attuale maggioranza governativa, vedendo il Partito democratico e il Nuovo centro-destra su posizioni diverse. Il premier Renzi è al lavoro per formare, su questo terreno, una maggioranza trasversale, che abbia il sì, ad esempio, del Movimento 5 Stelle, ma anche di Forza Italia, mentre il controverso testo Cirinnà e gli emendamenti relativi stanno conoscendo un percorso sofferto al Senato, tra improvvise accelerazioni e battute d’arresto. E non mancano i progetti alternativi, mentre nella Chiesa ci sono voci che riconoscono l’opportunità di regolamentare le convivenze, ma vogliono tenere distinto – e, dal loro punto di vista, al di fuori del dibattito – il matrimonio.

Fatti salvi i toni del leader leghista Matteo Salvini, i commenti dei politici sono improntati a una in genere pacata riaffermazione delle proprie posizioni, ma nel contempo a una disponibilità al dialogo. Se il Movimento per la vita sottolinea che la sentenza di Strasburgo non chiede all’Italia di legiferare sulle nozze omosessuali, Mara Carfagna dice che “s’impone l’obbligo di una buona legge” e Renato Schifani accetta il confronto “ma senza accelerazioni”. La sinistra ‘extra-Pd’ e la organizzazioni per i diritti civili di gay e lesbiche traggono dal verdetto una spinta per le loro posizioni a favore dei matrimoni omosessuali, mentre dal Pd molte voci si levano per sollecitare un sì subito alle Unioni civili.

La sensazione è che la sentenza di Strasburgo abbia reso ulteriormente ineludibile la questione, che già era prioritaria nella politica e in larga parte dell’opinione pubblica. Decidere prima dell’estate appare improbabile, ma l’autunno potrebbe davvero portare a misure legislative su questo tema.

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