Via d’Amelio, Girelli(Pd): Interessi mafiosi perdurano,serve contrasto

Via d’Amelio, Girelli(Pd): Interessi mafiosi perdurano,serve contrasto

Torino, 19 lug. (LaPresse) – “La giornata di oggi necessariamente porta alla memoria il clima e gli avvenimenti di quell’anno di aperta ostilità al lavoro che Falcone e Borsellino stavano svolgendo. Un’atmosfera di astio e tensione testimoniata anche dalle ultime uscite pubbliche di Borsellino poco dopo la morte del collega e amico Falcone. Un’atmosfera simile a quella dei fatti di cronaca di questi giorni, in cui l’abbandono in Sicilia di Lucia Borsellino dall’incarico di assessore regionale alla Sanità è il segnale del perdurare degli interessi mafiosi e la costante necessità di un vigile contrasto laddove la criminalità organizzata esercita il suo potere”. E’ quanto dichiara Gian Antonio Girelli, consigliere Pd e presidente della commissione speciale antimafia del Consiglio regionale lombardo.

La commissione regionale antimafia in Lombardia nasce all’indomani dell’arresto dell’ex assessore alla Casa Domenico Zambetti, coinvolto nell’inchiesta Grillo Parlante che a ottobre 2012 portò in carcere politici lombardi e ‘ndranghetisti. “Sia in Lombardia che nel resto d’Italia mi sembra che stiamo assistendo a una sempre maggior presa di coscienza dell’esisitenza del fenomeno, e che si stia saldando un patto di legalità fra i cittadini e le associazioni antimafia”, afferma Girelli a LaPresse.

“A questo punto tocca alla politica fare un ulteriore passo in avanti: perchè per un politico non basta essere passati da ‘la mafia non c’è’ al dire che ‘la mafia c’è’ per aver fatto il proprio lavoro. Oggi la domanda è: cosa faccio nella mia quotidianità per il contrasto?”, domanda.

“Il 19 luglio di 23 anni fa ero commissario a Mazzara del Vallo, in provincia di Trapani. Appena appresa la notizia mi precipitai in via d’Amelio. E 56 giorni dopo la Strage, il 14 settembre, un commando mafioso tentò di uccidermi. Ma riuscii a sfuggire al killer e oggi eccomi qui”, continua Germanà, intervistato da LaPresse. Germanà e Borsellino lavorarono fianco a fianco su indagini delicate, concentrandosi non solo sugli omicidi di mafia e il traffico internazionale di sostanze stupefacenti, ma anche sugli intrecci della criminalità organizzata con la massoneria, la politica e il mondo delle banche. Insieme scoprirono il peso criminale che Matteo Messina Denaro, tutt’oggi latitante, aveva all’interno dell’organigramma di Cosa Nostra.

Quel 14 settembre 1992 attentatori tesero un agguato a Germanà sul lungomare della ‘Tonnarella’, sparando colpi di kalashnikov contro la sua auto. “Si ricordano di più i morti che i vivi, ed è giusto così: sono molti i personaggi della storia siciliana e italiana che hanno lasciato un segno – continua Germanà – il loro esempio, come quello di Borsellino, deve essere scolpito nelle nostre coscienze ed è una fiamma sempre ardente che mai si consuma, che agita l’animo e che sprona al bene. Ed è proprio del bene che bisogna parlare alle scolaresche e ai giovani, l’unico modo per allontanare il male”.

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