Roma, 4 lug. (LaPresse) – “L’Europa sta attraversando una delle fasi più critiche e regressive della sua storia. A dispetto dei recenti segnali di ripresa, l’andamento dell’economia e dell’occupazione nell’Eurozona e dell’Unione nel suo complesso resta deludente a causa della bassa domanda e dei persistenti impedimenti strutturali. Tuttavia è la mancanza di una reale integrazione politica ed economica a determinarne in maniera preponderante la grave situazione economica e sociale. La vicenda greca è emblematica ed è frutto di tali debolezze che si ripercuotono inesorabilmente sulla sua dimensione sociale”. E’ quanto dichiarano in una nota congiunta i segretari di Cgil, Cisl e Uil Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo sulla crisi greca.
“Le misure di austerità non solo non solo riuscite a far ripartire la crescita – proseguono i segretari – ma hanno contribuito a creare una crisi occupazionale ma soprattutto sociale ed umanitaria, scaricando gli oneri di aggiustamento maggiori su famiglie, lavoratori e pensionati, facendo così precipitare tutti i principali indicatori sociali (con livelli di povertà prossimi al 40%, indebolimento della sanità pubblica, aumento delle problematiche legate alla nutrizione infantile ed altre preoccupanti implicazioni).
Le debolezze della governance europea e dei relativi processi decisionali, spesso intergovernativi e di tutela di interessi nazionali, hanno inoltre contribuito a rendere problematiche le trattative tra Ue e Grecia, le quali dopo cinque mesi sono al limite della rottura e dell’uscita della Grecia dall’euro”.
“Queste dinamiche non solo si sono mostrate inidonee ad uscire dalla crisi e a far ripartire l’economia – sottolineano i sindacati – ma hanno generato malessere sociale facilmente strumentalizzabile da populismi e movimenti antieuropeisti. La questione della crisi greca pone dunque in risalto la mancanza di un genuino spirito europeista e dei valori ad esso connessi, in primis solidarietà e cooperazione, nonché la necessaria attenzione alla dimensione sociale, capaci di riportare non solo la Grecia ma l’Europa intera su un percorso di crescita sostenibile. L’insieme degli Stati europei, a partire dai paesi economicamente più forti, deve dimostrare nei confronti della Grecia un atteggiamento meno inflessibile e improntato alla cooperazione, alla considerazione della gravità della situazione economica, al consolidamento dell’area dell’euro”.
“Cgil-Cisl-Uil, nell’esprimere vicinanza ai lavoratori e al popolo Greco – si legge ancora nella nota – chiedono a tutti i leader politici di trovare una via di uscita alla crisi in linea con lo spirito dell’integrazione Europea basata su solidarietà, interdipendenza e rispetto delle decisioni democratiche. A tal riguardo, occorre far convergere tutti gli sforzi per rafforzare la permanenza della Grecia nell’Unione, consentendo una ristrutturazione del debito con tempi più flessibili cosi da consentire e ristabilirne un percorso di crescita sostenibile. E’ necessario individuare una soluzione bilanciata che, lungi dallo scaricare tutti gli i costi su lavoratori, pensionati e famiglie, sia basata su piani solidi ed efficaci di investimento per crescita e occupazione che non possono non trovare a livello europeo un centro di propulsione e sostegno.
Solo un contesto di stabilità politica, economica e sociale fortemente integrato è in grado di assicurare investimenti, crescita e occupazione e capace di far fronte alle speculazioni dei mercati: lasciare la Grecia al proprio destino sarebbe pericoloso anche per la stabilità geopolitica dell’intera area creando possibili ripercussioni ed effetti speculativi a catena. La Confederazione europea dei sindacati ha il compito di creare il massimo di solidarietà e di consenso attorno ai lavoratori e ai sindacati greci, anche attraverso apposite iniziative di coordinamento e di mobilitazione”.
Cgil-Cisl-Uil chiedono ai leader politici un cambio di passo volto all’assunzione di decisioni che tutelino gli interessi dei lavoratori e cittadini europei nello spirito originario del progetto europeo – concludono i segretari dei sindacati – Occorre ripartire da una genuina politica europea in grado di farne riemergere i valori costitutivi, fondativi ed inclusivi, promuovendone il modello sociale il quale, attraverso il contributo delle Parti sociali, è la via maestra per assicurare crescita e coesione sociale; da una politica europea che veda nella dimensione sociale un investimento, un pilastro della sua esistenza e volano di sviluppo; da una politica sociale fortemente integrata con quella di sviluppo che sia attenta alle fasce più vulnerabili della popolazione che sono le più colpite dagli squilibri e che partendo dalla qualità del lavoro faccia leva su fattori genuini di competitività come ricerca, innovazione, infrastrutture, politiche industriali e capitale umano”.
“Cgil-Cisl-Uil ribadiscono quindi come solidarietà, equità, giustizia sociale, crescita e sviluppo nei vari Stati potranno essere raggiunti solo in una prospettiva di massima integrazione delle politiche, di cambio degli approcci macroeconomici, e di misure che favoriscano la fiducia dei cittadini nel progetto europeo che solo un cammino Federale è in grado di assicurare. Per tali ragioni è necessario rilanciare una visone europea che vada oltre i tecnicismi e parametri e faccia compiere all’Unione – concludono – il necessario salto di qualità passando da regole comuni e istituzioni comuni per migliorarne il contesto interno e competere come modello sostenibile di sviluppo a livello internazionale”.