Roma, 23 giu. (LaPresse) – Non è durata nemmeno un giorno la nomina di Adriano Sofri tra gli esperti consulenti del ministero della Giustizia per la riforma del sistema penitenziario, come coordinatore in materia di ‘Istruzione, cultura e sport’. Le polemiche sorte alla pubblicazione del decreto di nomina, firmato dal ministro Andrea Orlando il 19 giugno scorso, hanno indotto lo stesso Sofri a rinunciare all’incarico, perché “ne ho abbastanza delle fesserie in genere e delle fesserie promozionali in particolare”.

Adriano Sofri fu condannato a 22 anni di carcere come mandante dell’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi, avvenuto a Milano nel 1972. Un passato che, alla notizia della sua partecipazione agli Stati Generali dell’esecuzione penale come membro di un comitato di esperti divisi in 18 tavoli tematici con il compito di “predisporre le linee di azione”, come si legge nel decreto, ha suscitato un mare di perplessità e proteste. A partire dal figlio del commissario Calabresi, il direttore del quotidiano La Stampa Mario che su Twitter ha scritto: “Sentire pareri diversi è sempre giusto ma non comprendo la scelta di far sedere #Sofri al tavolo della riforma. Spero che Orlando lo spieghi”.

Durissima la condanna dei sindacati di polizia. “Meno male che ci hanno risparmiato Totò Riina, che magari avrebbe potuto parlare di una revisione del regime penitenziario duro del 41bis”, ha commentato il segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe Donato Capece.

“Inaccettabile e inammissibile la decisione del Ministro Orlando – aggiunge – Siamo letteralmente saltati sulle sedie. Insieme a giuristi e magistrati qualificati – precisa Capece – non mancano gli ex parlamentari evidentemente da ricollocare. Spicca, clamorosa e inspiegabile, l’assenza di poliziotti penitenziari”. Non meno duro Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria: “La nostra convinzione – continua – riguarda la possibilità che la designazione rappresenti la conclusione, almeno per le carceri, di trattative di natura politica in atto da tempo e che hanno ricompattato la sinistra a sua tempo definita ‘eversiva’ figlia e co-protagonista degli anni di piombo; tanti di loro, oggi, prima reietti e poi osannati, fanno i politici, i professori i consulenti, e vivono nei loro appartamenti privilegiati del lungotevere romano, ma mai erano assurti a così significative vesti istituzionali”.

Scatenata anche l’opposizione politica. “Dopo Adriano Sofri consulente del governo per riforma delle carceri, attendiamo incarico per Schettino al Ministero dei Trasporti”, ha twittato il leader della Lega Matteo Salvini. “Ho rivolto una interrogazione urgente al Ministro della giustizia Orlando per esprimere sconcerto per la nomina”, ha scritto il capogruppo al senato di Forza Italia Maurizio Gasparri. “E adesso chi se la sente di entrare nelle scuole a parlare ai ragazzi di lotta alla criminalità, all’illegalità, quando chi ha inferto allo Stato profonde ferite ne diventa addirittura riferimento?” ha dichiarato il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori.

Dopo qualche ora è intervenuto Glauco Giostra, coordinatore del Comitato Scientifico degli Stati Generali, con una nota diffusa dal Ministero in cui si specificava che “nessun incarico di consulenza è stato affidato ad Adriano Sofri” ma si tratta della “promozione di un dibattito pubblico intorno ai temi del carcere, della pena e della condizione delle vittime dei reati finalizzato all’elaborazione delle proposte invece richieste dal Ministro ad un apposito Comitato Scientifico, composto da eminenti personalità accademiche e della società civile”. Ma a mettere fine al clamore è stato lo stesso Sofri, con un editoriale pubblicato sul quotidiano ‘Il Foglio’: “Si è sollevato un piccolo chiasso attorno alla mia ‘nomina’ da parte del ministro della Giustizia come ‘esperto’ di carcere. Il mio contributo si era limitato a una conversazione telefonica con un autorevole giurista – ha scritto – e all’adesione a una eventuale riunione futura Alla quale invece non andrò, scusandomene coi promotori”.

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