di Elisabetta Graziani
Roma, 28 mag. (LaPresse) – E’ atteso per oggi alle 13 il verdetto sugli ‘impresentabili‘. La commissione bicamerale Antimafia lo ha annunciato con un comunicato ufficiale. E se da un lato impazza il totonomi, dall’altro i quattro candidati alle Regionali della Puglia finiti nel mirino dell’Antimafia hanno fatto sapere che non si ritireranno dalla corsa elettorale che culminerà col voto di domenica 31 maggio quando in Liguria, Veneto, Marche, Umbria, Toscana, Campania e Puglia si eleggeranno i consigli regionali e i presidenti di Regione. D’altronde a fare loro da scudo c’è un esempio illustre, quello di Vincenzo De Luca, candidato della Regione Campania per il centrosinistra che ieri ha incautamente dichiarato come la legge Severino sia “superabile” e che sarà il popolo a decidere, non la giustizia.
Ieri la Cassazione ha espresso la sentenza con cui stabilisce che a decidere della sospensione della legge Severino non sia il Tar ma il tribunale ordinario. Risultato? De Luca, condannato per abuso d’ufficio a cui il Tar aveva concesso di esercitare la carica di sindaco di Salerno sospendendo gli effetti della Severino, potrebbe trovarsi nella spiacevole situazione di non poter governare la Campania, qualora fosse eletto. Ora infatti sulla sospensione della sua ‘incompatibilità’ dovrà ri-decidere il tribunale ordinario – e lo stesso varrà per il sindaco di Napoli Luigi De Magistris – e il risultato non è scontato. Se il tribunale dovesse giudicare De Luca “incompatibile”, a quel punto dovrebbero essere il ministro dell’Interno e il presidente del Consiglio a farlo decadere e la carica di governatore passerebbe a un vice, indicato da De Luca.
Il dibattito politico, a pochi giorni dal voto, è stato assorbito principalmente da queste due questioni: l’opportunità di rendere noti i nomi degli ‘impresentabili’ in zona Cesarini a poche ore dal silenzio stampa e la legittimità della legge Severino. Su entrambe si è pronunciato anche il presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone, a margine di un incontro alla Corte dei Conti. Su De Luca, Cantone è stato netto: “A me pare che la legge Severino sia chiara. Quando e se De Luca sarà eletto, il presidente del Consiglio farà le sua valutazioni”, definendo poi la norma in questione “una legge utilissima e il nostro obiettivo è difenderla”. Ma sul verdetto della commissione parlamentare Antimafia, il magistrato è stato più critico. “Credo – ha spiegato – che la commissione Antimafia abbia fatto una scelta politica che ha anche un obiettivo meritorio anche se io sono preoccupato che poi la politica faccia le valutazioni su chi siano presentabili e chi no. Si tratta qui di un bollino blu che viene messo da un organismo autorevolissimo e presieduto da una persona al di sopra di ogni sospetto, che però resta un organismo politico quindi esprime sempre un giudizio politico”.
Sempre sulla legge Severino, Cantone ha escluso qualsiasi pregiudizio di costituzionalità e ha ribadito che “l’Anac ha chiesto espressamente al presidente del Consiglio di costituirsi di fronte alla Corte costituzionale e di respingere l’eccezione di legittimità costituzionale”. Tuttavia il presidente dell’Anac, ha stigmatizzato anche i limiti della legge. “Noi chiediamo – ha sottolineato – che la legge Severino venga rinforzata, ma anche migliorata in una logica di sistema. Ci sono molte norme di questa legge che non sono particolarmente chiare. Quelle che riguardano le inconferibilità e le incompatibilità sono davvero poco chiare e rischiano di rendere poco efficace la norma”. Sarà presentata tra qualche giorno in Parlamento proprio dall’Autorità nazionale anticorruzione una relazione in cui si evidenziano alcune “discrasie” della tanto dibattuta legge Severino.
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