Di Laura Carcano
Roma, 28 mag. (LaPresse) – Luca Pastorino, ex Pd ora con Rete a Sinistra, deputato, eletto nelle file Dem e ora nel gruppo misto, e sindaco di Bogliasco, comune del genovese, nel marzo di quest’anno, su proposta di Sergio Cofferati, ha deciso di candidarsi alla Presidenza della Regione Liguria e lasciare il Partito Democratico. Nella corsa al governo ligure affronta, fra gli altri, l’avversaria , ex compagna di partito, Raffaella Paita. Lo sostiene, oltre a Rete a Sinistra, l’associazione Possibile, fondata da Giuseppe Civati. Per Pastorino quello della Paita è un modello politico che “incarna la conservazione dei poteri” e – assicura – “l’unica proposta di sinistra è la mia”.
DOMANDA. Perché la Liguria dovrebbe votare Lei e non la Paita?
RISPOSTA. “La Liguria dovrebbe votare me e voteranno in tanti me perché c’è stata una metamorfosi del Partito democratico, prima, durante e dopo le primarie, e la situazione ligure ha anticipato temi come il Partito della nazione, che io qua in Liguria ho definito ‘il Partito della regione’, con endorsement pubblici da parte di esponenti del centrodestra alla candidata del Pd Raffaella Paita. Il ‘Partito della regione’ però non è quello di cui abbiamo bisogno in Liguria. Noi abbiamo sviluppato una proposta di cambiamento e di centrosinistra di governo sul bisogno dei cittadini della nostra regione. L’operazione di cambiamento di strategia politica del Pd, non condivisa, ha deluso molto persone, come me. Il percorso che ha portato alla candidatura della Paita è stato irrispettoso di tanti militanti e elettori. Ora siamo chiamati in causa dalle polemiche nazionali di Renzi, ma qua la situazione è diversa. Abbiamo detto basta a un sistema che non capisce i problemi e incarna un modello di continuità che va verso la conservazione, anche dei poteri. E poi c’è la candidatura di Toti, per il centrodestra, che di ligure ha proprio poco”.
D. Quali sono le maggiori criticità in Liguria rispetto alla precedente consiliatura?
R. “Le opere per il dissesto idrogeologico sono ferme. Ora è arrivata la promessa di Renzi di 379 milioni di euro. Per ora i lavori sono partiti, ma sono partiti con fondi comunali. E comuqnue ricorderemo a Renzi le promesse che ha fatto. Le risorse non saranno sufficienti: è tutta la Liguria che ha bisogno di interventi. Poi c’è stata la scelta di permettere ai primari di esercitare la professione fuori dalla sanità pubblica, con effetti negativi in termini di efficienza del servizio e maggiori costi per i cittadini”.
D. Se dovesse essere eletto Presidente della Liguria, quali le cose più urgenti da fare nei primi cento giorni di mandato?
R. “Abbiamo dodici proposte chiare per cambiare questa regione in modo incisivo. Abbiamo ragionato su 12 temi. Ma partiamo dalla disoccupazione: i dati liguri sono fra i più alti di tutto il nord Italia per la disoccupazione generale e giovanile in particolare. Qui c’è un elemento di responsabilità che non si può liquidare con un tweet. Poi c’è il tema del dissesto idrogeologico verso cui non c’è stata la lungimiranza che meritava. E ora si va alla rincorsa sull’onda sdell’emergenza. E c’è anche una cosa dal valore simbolico che farò nei primi 100 giorni. L’esperienza amministrativa da cui veniamo in Liguria conta molti indagati e tanti scandali che hanno accompagnato il ciclo amministrativo che ci sta lasciando. Elimineremo i rimborsi ai consiglieri regionali. Poi naturalmente torniamo sulla questione del dissesto idrogeologico: bisognerà accompagnare la ricerca di risorse economiche all’uso di buoni fondi come quelli europei per la cura del territorio. E per l’accessibilità ai luoghi e per la cura dei corsi d’acqua: per creare la possibilità di fruire zone montane abbandonate a se stesse. Bisogna ragionare in una logica di complementarietà fra coste ed entroterra”.
D. Il centrosinistra in Liguria è diviso tra lei e Paita, l’elettore di centrosinistra perché dovrebbe votare lei?
R. “L’unica proposta di sinistra o centrosinistra è la nostra. Siamo l’unica proposta chiara e trasparente, per questo un elettore dovrebbe votare per noi”.
D. Non crede che la divisione nel centrosinistra possa favorire il candidato del Centrodestra?
R. “Non ho la sensazione che il Centrodestra di Toti possa rappresentare una risposta per la Liguria. La sua è una operazione ritenuta un po’ da tutti poco digeribile. Ma la vera questione è che non si tratta di ragionare sempre con la logica del meno peggio. Quella è la logica del voto contro qualcosa, per non far vincere qualcuno. Io invece dico che serve un voto per qualcosa e per qualcuno, quello è il voto che concepiamo noi”.
D. Renzi ha detto: ‘Non dobbiamo consentire a qualcuno di fare della Liguria il laboratorio del bertinottismo 2.0’ . Che ne pensa?
R. “Renzi di solito usa aggettivi strampalati che fanno parte di una vecchia logica di pensiero e lo fa in un momento poi in cui il Partito più grande nel Paese non è il Pd, ma è fatto dalle persone che non votano. Renzi ha diviso il centrosinistra già a partire dall’anno scorso con lo scellerato Patto del Nazareno e poi nel tempo facendo leggi figlie di una logica che apparteneva a Berlusconi. Mi riferisco a provvedimenti come il Jobs Act, alla riforma della Costituzione e della scuola. Gli insegnanti non votano Pd e lo vanno dicendo in giro. E poi chi mi conosce può dire che io di Bertinotti non ho nulla. Mentre, vedendo la Paita, si può dire che lei incarna il modello ‘Burlando 2.0′”.
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