Roma, 12 mag. (LaPresse) – Possibile battuta d’arresto per il disegno di legge che introduce il nuovo reato di tortura nell’ordinamento italiano con l’aggravante specifica prevista per i pubblici ufficiali. Il provvedimento recepisce l’invito della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo ed è diventato tanto più urgente dopo la condanna ricevuta dall’Italia in merito alle torture commesse dalla polizia nella scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. Il testo licenziato dalla Camera – dopo le polemiche opposte di Lega e M5S – solleva ora perplessità tra i vertici di polizia, carabinieri e guardia di finanza: la preoccupazione è quella di vedere configurato un reato cucito su misura per i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio, che li porrebbe nella condizione di “avere le mani legate” e di incorrere in “denunce strumentali”. Questi i timori espressi dai rappresentanti delle forze dell’ordine, secondo quanto riferiscono i componenti della commissione Giustizia di Palazzo Madama dove oggi sono stati auditi il capo della polizia Alessandro Pansa e i comandanti generali di carabinieri e guardia di finanza, Tullio Del Sette e Saverio Capolupo.

Il testo, approvato in prima battuta al Senato, è stato poi modificato alla Camera dove avrebbe subito, secondo il senatore Psi Enrico Buemi, “un’estensione verso una normativa che riguarda quasi esclusivamente i pubblici ufficiali”. Il disegno di legge sulla tortura verrebbe così a configurare non più un reato comune, come recita il testo, ma un reato “proprio”, vale a dire di categoria. Per questo Buemi propone di “rendere compatibili” in commissione i testi di Camera e Senato, con un ritorno alle norme originarie. Di testo “non equilibrato” parla il senatore del M5S Maurizio Buccarella, anche lui componente della commissione Giustizia, e spiega il passo indietro del M5S – a cui si deve l’emendamento che prevede l’aggravante per il reato di tortura commesso dal pubblico ufficiale – sposando in parte la posizione espressa da polizia, carabinieri e guardia di finanza. “Condividiamo le preoccupazioni delle forze dell’ordine – spiega Buccarella – e cercheremo con gli emendamenti di tornare a un testo più vicino possibile a quello inziale già votato in prima battuta dal Senato”. Di provvedimento “irricevibile” parla l’esponente di Area Popolare Carlo Giovanardi, secondo cui il disegno di legge “va completamente riscritto”.

Di parere opposto invece il presidente dell’Anm Rodolfo Maria Sabelli, anche lui audito in commissione Giustizia a palazzo Madama, che esprime il “giudizio positivo” dell’associazione magistrati sul disegno di legge sulla tortura modificato alla Camera. Per Sabelli “non c’è assolutamente il rischio” che si configuri un reato proprio anzichè comune né, di conseguenza, sussite il pericolo di “denunce strumentali” contro le forze dell’ordine. “Il testo – spiega Sabelli – è stato notevolmente modificato rispetto a quello approvato in prima battuta dal Senato, le differenze sono significative perché nella descrizione della condotta si è usata una formula più vicina al testo della convenzione delle Nazioni Unite. E’ stato introdotto un espresso riferimento al requisito della intenzionalità e si è confermata la scelta per un reato comune quindi per un reato che può essere commesso da chiunque: è una scelta che evita di restringere eccessivamente l’ambito di applicazione del reato di tortura soltanto ad aclune categorie in particolare ai pubblici ufficiali e agli incaricati di pubblico servizio”.

Capitolo a parte per la questione migranti. Secondo il capo della polizia – stando a quanto riportato dai componenti della commissione Giustizia – il disegno di legge renderebbe difficili espulsioni ed estradizioni a causa della indeterminatezza della norma. Su questo punto i rappresentanti di Psi e Ap sono d’accordo con le istanze dei pubblici ufficiali, al contrario, il M5S non condivide la critica, posizione sostenuta anche dal presidente dell’associazione nazionale magistrati Sabelli. Se ci saranno i numeri, è possibile quindi che il testo del disegno di legge sul reato di tortura venga daccapo modificato al Senato con un balzo all’indietro e debba così tornare alla Camera con un inevitabile prolungamento dei tempi di approvazione.

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