Roma, 12 mag. (LaPresse) – “Berlinguer aveva immaginato la scuola come scuola dell’autonomia: più potere, più libertà, più responsabilità e meno burocrazia e circolari ministeriali. Ma questa autonomia richiede una maggiore responsabilità”. Così il premier Matteo Renzi, parlando a un videoforum su Repubblica Tv, torna sul tema della scuola, che sarà oggi alle 15 al centro di un nuovo faccia a faccia coi sindacati, questa volta – diversamente dalla settimana scorsa – a palazzo Chigi e non nella sede del Pd.
“Ai presidi – spiega il premier – vogliamo dare tre poteri: scrivere il piano dell’offerta formativa, valutare i docenti, scegliere non solo con le graduatorie burocratiche. Sul primo punto abbiamo già detto che se può essere un elemento di serenità dire che il preside propone e il consiglio di istituto decide per noi va bene. Per quanto riguarda la valutazione dei docenti: vogliamo non darla al preside? Discutiamo”.
Il presidente del Consiglio è tornato anche sulla questione delle assunzioni: “Una parte degli insegnanti precari – ha detto – illusi dai governi precedenti, vorrebbero entrare tutti. Ma non li puoi prendere tutti. Non puoi immaginare che improvvisamente prendi 400mila insegnanti e li assumi tutti perché la scuola non è l’ammortizzatore sociale degli insegnanti”.
E ha chiarito che senza riforma non ci saranno assunzioni: “‘Ci dicono ‘voi non state assumendo non perché lo scegliete ma solo per una sentenza europea’. Falso. Noi assumiamo per investire nella scuola. Per questo senza la riorganizzazione della suola non ci sarà decreto assunzioni”.
Poi Renzi ha dedicato un passaggio al tema delle private: “E’ giusto o no – ha detto – che ci siano scuole materne paritarie? Se domani mattina chiudessero tutti gli istituti paritari, non solo quelli religiosi, chiuderemmo la scuola in larga parte dei comuni italiani. Esiste un valore del fatto che le suore fanno la scuola nei comuni del Veneto? Sì, per me è un valore. Se ne può fare carico lo Stato? No, al massimo possiamo dare sgravi fiscali”.
Il premier ha puntualizzato che a farsi dare dell’autoritario non ci sta. “Dov’è la deriva autoritaria? Ormai – ha sottolineato – si fa deriva autoritaria una volta alla settimana. Ma di che parliamo?”. E ha concluso: “Non saremo mai una superpotenza militare, ma possiamo essere una superpotenza culturale. Per questo investiamo sulla scuola”.
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