di Fabio De Ponte
Roma, 11 mag. (LaPresse) – “Le ragioni che hanno spinto il flusso delle migrazioni rimarranno a lungo sul terreno”. E’ così che l’ex premier Romano Prodi sintetizza i risultati del convegno ‘Poverty alleviation: a role for technology and infrastructure?’ (‘Alleviazione della povertà: quale ruolo per tecnologia e infrastrutture’) organizzato oggi a Roma dalla sua Fondazione per la collaborazione tra i popoli.
Tanti i progetti di cui si è parlato, come quello di un generatore in grado di convertire la combustione delle biomasse in energia elettrica per offrire corrente per cucinare e illuminare, o quello di connessioni satellitari per mettere a disposizione internet anche nelle zone rurali più sperdute. Una giornata che ha riguardato “mille aspetti – spiega l’ex premier – dalle tecnologie più semplici sull’irrigazione, a quelle più sofisticate come i satelliti”. Un unico filo conduttore: promuovere lo sviluppo nei Paesi poveri attraverso l’innovazione. Intorno al tavolo “uomini di governo, uomini d’affari, banchieri, rappresentanti delle organizzazioni non governative, delle strutture di volontariato da tutto il mondo, il fior fiore dell’accademia”. Tra gli altri Nicholas Negroponte, cofondatore di Medialab, Rob Vos della divisione protezione sociale della Fao, Vijay Modi dell’Earth Institute della Columbia University, Ernesto Marcias, presidente della Alliance for Rural Electrification.
Alla fine della giornata di lavori, ha spiegato Prodi, quello che è emerso è che “le ragioni che hanno spinto il flusso delle migrazioni rimarranno a lungo sul terreno. Tutti hanno sottolineato la necessità di interventi e di una azione coordinata. L’Africa è partita – ha aggiunto – negli ultimi sette o otto anni, con un ritmo di sviluppo superiore al resto del mondo, ma partendo da un livello talmente basso che le conseguenze positive si verificheranno solo tra molto tempo. Lo sviluppo demografico è una questione che rimarrà a lungo e il combinato disposto con la maggiore informazione fa sì che vi sia una più forte tendenza a ricercare condizioni di vita meno sacrificate e difficili”.
Insomma rispetto agli sbarchi bisogna mettersi l’anima in pace: dureranno ancora molto. E anzi, accanto alla lotta ai trafficanti, sarebbe bene che si aprisse anche un canale legale per l’ingresso dei rifugiati. “E’ chiaro che un canale laterale in questo caso è utilissimo – ha spiegato Prodi – ma siamo ancora in una fase iniziale. Ma – ha ammesso – quando c’è una endemica emergenza come la fame e si passa attraverso Paesi come la Libia, questo secondo canale diventa molto difficile da costruire”.
Nell’immediato, ha proseguito, lo sforso dell’Alto rappresentante della politica estera Ue, Federica Mogherini, è positivo, ma andrà giudicato dai risultati: “All’Onu – ha detto Prodi – si è finalmente posto il problema come problema internazionale ma le soluzioni sono lontane”. “L’appello alla cooperazione internazionale mi sembra doveroso e utile ma bisogna vedere” cosa produrrà. “Anche la convocazione dell’ultimo Consiglio europeo – ha sottolineato – era opportuna e doverosa ma i risultati sono stati non dico deludenti, ma parziali”.
Certo l’Europa non può non affrontare il problema di un pianeta nel quale la povertà è un fatto che riguarda un ottavo della popolazione: “La Cina – ha ricordato Prodi – ha fatto uscire 500 milioni di persone dalla povertà ma un ottavo dell’umanità veleggia ancora su un reddito procapite di un 1,25 dollari al giorno, cioè poco più di un euro. Pur con una definizione miserabile della miseria abbiamo un ottavo dell’umanità a questi livelli”. Un fatto, ha sottolineato, che non si può ignorare.
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