di Donatella Di Nitto

Roma, 3 mag. (LaPresse) – Italicum ultimo atto. Si consumerà domani a partire dalle 12 nell’aula della Camera l’epilogo dell’iter parlamentare della riforma della legge elettorale, che con tutta probabilità diventerà in serata legge dello Stato. Nello stesso tempo però si darà inizio al prologo della vera spaccatura in seno al Pd. La prova di forza del governo sulla riforma, sbattendo la porta a ogni tipo di modifica, sostituendo 10 membri della commissione Affari costituzionali, blindando il testo con tre fiducie, ha prodotto ben 37 deputati contro il governo e contro l’Italicum.

Il fuoco dei dissidenti Dem è sempre arso nel cuore del Nazareno, ma è esploso quando nomi come Pier Luigi Bersani, Rosy Bindi, Guglielmo Epifani, Gianni Cuperlo, Enrico Letta, Stefano Fassina e Pippo Civati, che hanno deciso di non votare la fiducia all’esecutivo, lo stesso guidato dal proprio segretario, Matteo Renzi. Oggi l’ex premier Enrico Letta, intervistato da Maria Annunziata a ”In mezz’ora’, ha annunciato il suo voto contrario “perchè non condivido il metodo, il percorso e i contenuti” ha spiegato, e poi ha paragonato Renzi a Berlusconi perché come quando lui era in maggioranza con il Porcellum si è fatto “le regole del gioco da solo”.

Lo stesso Cuperlo dalla festa dell’Unità di Bologna ha confermato che non appoggerà la riforma con “un voto favorevole” sulle modalità, invece, votare no o non partecipare al voto, “lo decideremo assieme ad altri parlamentari del Pd” in una riunione che si terrà domani prima del voto finale. La ferita si farà sicuramente lacerante quindi al temine della votazione, quando dalla conta della maggioranza mancheranno i dissidenti.

Sull’entità della spaccatura inciderà invece il metodo che useranno gli stessi. Diverso è non votare da mettere un sigillo con su scritto ‘no’ su una legge fortemente voluta da governo e sancita dalla direzione del Pd.

Diversa la situazione per i 50 responsabili che hanno votato la fiducia all’esecutivo dichiarando di voler rimanere nel partito per far sentire forte la voce della minoranza. Domani sul fronte opposizioni non ci dovrebbero essere grosse sorprese visto che la richiesta di voto segreto sull’Italicum è stata archiviata come opzione. Al vaglio invece la forma di protesta. Domani mattina infatti in riunioni separate M5S, Sel, Lega e Forza Italia decideranno se optare per l’Aventino, non partecipando al voto, o partecipando e votando ‘no’. Problemi per la maggiorana non ce ne saranno quindi. La maggioranza ha voti a sufficienza per portare a casa uno degli obiettivi dell’esecutivo: la nuova legge elettorale,come hanno dimostrato i tre voti di fiducia della scorsa settimana.

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