Roma, 28 apr. (LaPresse) – Il governo Renzi ha vinto la battaglia, ma non la guerra. La maggioranza è uscita compatta dalla prova del voto sulle pregiudiziali di costituzionalità che avrebbero potuto bloccare l’Italicum – con un numero di voti a favore della legge addirittura superiore nella votazione a scrutinio segreto che in quella palese sulla questione sospensiva – ma se i numeri danno ragione all’esecutivo, la fiducia posta dal governo sul testo ha avuto l’effetto di spaccare il Partito democratico di cui Matteo Renzi è segretario, creando uno spartiacque fra il prima e il dopo la fiducia. Il primo ‘no’ illustre al voto è stato annunciato dal capogruppo dimissionario del Pd alla Camera, Roberto Speranza, poi è stato l’ex segretario Pier Luigi Bersani, infine l’ex premier Enrico Letta che l’ha giudicato “una forzatura inaccettabile”.
Il voto sulle fiducie poste sui tre articoli modificati dell’Italicum – vale a dire 1, 2 e 4 – comincerà domani, secondo quanto ha deciso la capigruppo. Dalle 15,25 alle 17 di mercoledì è prevista infatti la votazione della fiducia sull’articolo 1 dell’Italicum; giovedì dalle 10,40 alle 12,15 il voto di fiducia sull’articolo 2 e dalle 16 alle 17,30 il voto sull’articolo 4. I termini di presentazione per gli ordini del giorno scadono giovedì alle 11, quindi è realistico pensare che si vada al voto finale sul provvedimento la prossima settimana.
Tra le forze di opposizione, Forza Italia ha detto che resterà in Aula ma farà battaglia e non è escluso che tenti il tutto per tutto pur di fare slittare il voto di fiducia sugli articoli a dopo giovedì. Il capogruppo Renato Brunetta ha paventato che si possa lavorare anche il Primo maggio e che la chiama si protragga oltre la consueta ora e mezza. Sel e M5S hanno annunciato il loro voto contrario alla fiducia. Diversa la posizione del Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. “E’ una cosa talmente ingarbugliata la storia di questa riforma elettorale – ha dichiarato l’ex inquilino del Quirinale – abbiamo persino avuto il caso veramente senza precedenti di una forza politica che ha votato per questa legge in un ramo del Parlamento e che nell’altro solleva una questione di incostituzionalità. Non entro in questo terribile garbuglio”.
Renzi ha risposto alle critiche su Twitter: “Dopo anni di rinvii noi ci prendiamo le nostre responsabilità in Parlamento e davanti al Paese, senza paura. La Camera ha il diritto di mandarmi a casa, se vuole: la fiducia serve a questo. Finché sto qui, provo a cambiare l’Italia”.
– “Non c’è niente di più democratico che mettere la fiducia”, ha poi affermato il premier Renzi, in una intervista al Tg1. “Se” la fiducia “passa il governo va avanti, se non passa il governo va a casa”, ha aggiunto.
“Gli ultimi che hanno messo la fiducia sulla legge elettorale sono stati De Gasperi e Moro, qualunque italiano fra Brunetta, Moro e De Gasperi non ha dubbi su chi scegliere. Non ci fermeranno, se vogliono possono mandarci a casa ma non desistiamo dal nostro obiettivo”, ha sottolineato Renzi ai microfoni del Tg1.
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