Roma, 19 apr. (LaPresse) – “A me pare di poter constatare oggettivamente come nel corso di questi anni – rispetto, ad esempio, a quando nel 2008 celebrai il 25 aprile a Genova – certe polemiche si siano stemperate. Si avverte assai meno, innanzitutto, quello sfidarsi e confrontarsi duramente tra esaltazioni acritiche della Resistenza e clamorose rivelazioni dei suoi lati e momenti oscuri, che per un certo tempo avevano tenuto il campo”. Così il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano in un intervento sul Corriere della Sera in occasione del 70esimo anniversario della Liberazione. “Sono in definitiva convinto – afferma – che il Settantesimo della Resistenza possa essere sentito come proprio dagli italiani senza alcuna distinzione, e certamente non come punto di riferimento e patrimonio privilegiato di qualche singolo partito”.

ACCESZIONE PIU’ VERA E UNITARIA. “Hanno fatto breccia, io credo – scrive Napolitano -, nell’opinione pubblica il recupero e la valorizzazione di dimensioni a lungo gravemente trascurate del processo di mobilitazione delle energie del paese che si dispiegò per difendere l’onore e riconquistare la libertà e l’indipendenza dell’Italia: la dimensione cioè del contributo dei militari, sia delle forze armate coinvolte nella guerra fascista e poi schieratesi eroicamente (basti fare il nome di Cefalonia) contro l’ex alleato nazista, sia delle nuove forze armate ricostituitesi nell’Italia liberata (che ebbero a Mignano Montelungo il loro battesimo di fuoco). L’immagine della Resistenza si è così ricomposta nella pluralità delle sue componenti: quella partigiana, quella militare, quella popolare” e si è creata una “accezione più vera e unitaria”.

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