Dal nostro inviato Fabio De Ponte
Washington (Usa), 17 apr. (LaPresse) – “Vi dico una cosa: Mentre voi siete qui noi cambiamo l’Italia. E quando tornerete, se tornerete, anche solo per le vacanze, troverete una Italia diversa”. Con queste parole il premier Matteo Renzi si è rivolto agli studenti italiani, una ventina, della Georgetown University a Washington. Un ateneo tra i più quotati degli Stati Uniti, che il presidente del Consiglio ha scelto per il primo giorno di visita nella capitale statunitense. “Noi faremo un Paese – ha aggiunto – in cui si va avanti non grazie agli amici degli amici ma perché il merito conta. Se poi volete restare qui, ‘good luck’. Ma se volete tornate indietro troverete un Paese che smetterà di essere ostaggio dei soliti noti.
Costi quel che costi. Piuttosto perderò le elezioni ma non la faccia di fronte a voi”. Un discorso interamente in inglese, il suo, che ha toccato tanti temi, dalla crescita, alla sicurezza, alle riforme. Al termine del quale in tanti si sono messi in fila per rivolgergli qualche domanda. Tanto che lui, scherzando, rivolgendosi a loro ha detto: “Guardate che domattina ho un incontro col presidente Obama”, scatenando una risata in platea.
In tarda serata, poi il premier, ha deciso di scrivere su Facebook.
“Per troppo tempo – ha sottolineato – il nostro Paese è stato la bella addormentata nel bosco, come se il meglio fosse già accaduto e potessimo vivere il presente solo sognando il nostro grande passato.
Ma noi siamo qui per svegliare la bella addormentata, noi siamo qui per dare un indirizzo al futuro. Questo indirizzo è il lavoro straordinario, l’energia, l’impegno che abbiamo messo in questo primo anno nelle riforme: la legge elettorale, l’architettura istituzionale, la Pa, il fisco, il Jobs Act, la giustizia, la lotta alla corruzione, la buona scuola, l’innovazione. Per questo non è possibile tornare indietro sulle riforme, non possiamo permettercelo, sarebbe folle sciupare questa occasione”.
Ma Renzi ha toccato anche i temi internazionali. “La Turchia è un grande Paese – ha detto rispondendo alla domanda di uno studente sulla questione del riconoscimento del genocidio armeno – e sarebbe positivo se proseguisse il suo percorso per entrare in Europa, ma in questo momento il processo per entrare in Ue dipende da Ankara. Al summit Nato ho sostenuto la posizione della Turchia per l’ingresso nell’Ue ma oggi devono rispettare alcuni valori e idee alla base della comunità europea”.
Nel corso del suo intervento il premier ha parlato naturalmente anche del problema della crisi: “Se aumentano i risparmi – ha spiegato – vuol dire che c’è un problema di fiducia. Devo fare le riforme, ma se non torna la fiducia, il problema resta. Penso che questa sia la vera sfida nella politica italiana”. Poi ha toccato la questione della instabilità del Mediterraneo: “Dobbiamo continuare – ha detto – a lavorare con Usa ed Ue per rendere il Mediterraneo un posto di pace e civilità. Rischiamo la dignità dei nostri valori nel Mediterraneo”.
In serata ha preso parte poi a un ricevimento offerto a Villa Firenze, residenza dell’ambasciatore italiano a Washington, Claudio Bisogniero, al quale hanno partecipato anche John Podesta (capo della campagna di Hillary Clinton, già consigliere di Obama e chief of staff di Bill Clinton), Colin Powell, Madeleine Albright, Jason Furman (capo degli economisti della Casa Bianca), Lisa Monaco, Victoria Nuland, il giudice costituzionale Sam Alito e Alec Ross.
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