Roma, 16 mar. (LaPresse) – Tra le forze di intelligence “c’è una gigantesca corsa a chi si accaparra gli hacker”. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’intelligence, Marco Minniti, intervenendo a un incontro organizzato nella sede della rivista Formiche, spiegando che negli Stati Uniti si investe anche su ragazzi sotto i 18 anni. Anche l’Italia si sta muovendo nella direzione di prendere i giovani e diverse conferenze all’università, ha ricordato, sono state organizzate. “Ci aspettavamo contestazioni – ha spiegato – invece abbiamo avuto le sale piene”. Oltre settemila studenti hanno lasciato il curriculum. “Abbiamo preso – ha ricordato – trenta ragazzi e ragazze. Si tratta di giovani che entreranno da noi senza passare da un altro tipo di formazione. E’ importante avere l’ingegnere informatico che si rapporti con il maggiore dell’Arma dei carabinieri”, si tratta di una “rivoluzione” nel mondo dei servizi segreti, ha sottolineato.
“Ma questi settemila – ha aggiunto – li abbiamo visti uno per uno. Potere avere un rapporto con settemila giovani nelle università è una ricchezza per l’intelligence. Se uno di questi magari tra cinque anni va a Cupertino”, sede della Apple nel cuore della Silicon Valley, “avremo la possibilità di avere un rapporto con lui, di parlare con un ragazzo che da Cupertino ti dà la sua visione del mondo. All’intelligence serve visione strategica e anche capacità di influenza”.
CONTROLLI SU INTELLIGENCE NON RIDUCONO EFFICIENZA. “Più controlli non ledono la capacità operativa” dell’intelligence. “L’Italia – ha ricordato Minniti – è l’unico Paese nel quale l’intelligence ha sottoscritto un accordo col Garante della privacy”. Non c’è alcuna contraddizione, ha sottolineato, perché “più poteri vanno sempre accompagnati da più controlli, l’importante è che siano nei punti giusti. Da noi per legge il presidente del Comitato parlamentare di controllo appartiene all’opposizione, adesso in altri Paesi stanno valutando di fare altrettanto”.
NON SOTTOVALUTARE MINACCIA CYBERATTACCHI. Sulla minaccia dei cyberattacchi, ha poi sottolineato il sottosegretario, “ancora oggi c’è una evidente sottovalutazione del problema”, soprattutto da parte delle aziende. Occorre, ha spiegato Minniti, fare sensibilizzazione sul tema, perché le aziende più vulnerabili sono le piccole e medie imprese, che in Italia rappresentano l’ossatura dell’economia. “I brevetti – ha puntualizzato – per tre quarti appartengono proprio alle pmi quindi è su di loro che si concentra lo spionaggio industriale”. Spesso sono proprio le pmi le capofila nel campo della ricerca e della tecnologia avanzata, come quelle del settore aerospaziale. “Occorre una triangolazione – ha concluso il sottosegretario – tra pubblico, università e impresa”.
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