Roma, 16 mar. (LaPresse) – “Neanche i nazisti erano arrivati a una sofisticazione dell’estremizzazione” come quella del far uccidere un prigioniero a un bambino. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’intelligence, Marco Minniti, intervenendo a un incontro organizzato nella sede della rivista Formiche. La strategia del terrore, ha spiegato Minniti, è una parte fondamentale del progetto dei terroristi. Il piano dei leader dell’organizzazione, ha detto, “è che una parte del mondo sarà conquistata, ma un’altra cadrà da sola” e “l’estremizzazione nasce proprio dall’idea che le democrazie hanno un punto di debolezza”. Il suo scopo è “introdurre delle fragilità”. Per questo motivo, ha continuato Minniti, è stata “molto apprezzata” la scelta di alcuni network televisivi di non trasmettere le immagini diffuse dai terroristi, per non diventarne “inconsapevolmente strumento”. E per lo stesso motivo, di questa minaccia, “più se ne parla e meglio è”: “Non per creare allarmismo – ha concluso – ma consapevolezza”.

DALL’IS CURA MANIACALE DEL WEB. Lo Stato islamico “ha una cura parossistica e maniacale del web”, perché è lì che fa reclutamento. Secondo Minniti, “sarebbe molto meglio se il reclutamento avvenisse nei luoghi di culto. Una democrazia dovrebbe spingere per i luoghi di culto, perché quello è un contesto in cui ci sono altri fedeli. E’ un luogo pubblico, intermediato”. Al contrario, ha concluso, “non c’è nulla di più incontrollabile della radicalizzazione sul web”.

FOREING FIGHTERS SPINA DORSALE IS. “La spina dorsale delle capacità militari dello Stato islamico è fatta dai foreign fighters, che sono 22-23mila”, ha spiegato ancora Minniti.

PER COMBATTERE TERRORISMO SERVE SUPPORTO OPINIONE PUBBLICA. “La partita del terrorismo – ha proseguito Minniti – si vince col supporto dell’opinione pubblica. Serve un clima per cui se uno vede che quello che scompare dalla moschea ce lo viene a dire”. “Non è – ha puntualizzato – che vogliamo fare la Stasi, anzi è proprio il contrario”. “Ho molto apprezzato – ha aggiunto – che qualche associazione islamica abbia fatto appello perché la prediche in moschea siano in italiano”.

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