Roma, 20 feb. (LaPresse) – La data – il premier era stato chiaro – era di quelle da cerchiare sul calendario. Dopo circa quattro ore e mezzo di Consiglio dei ministri (la riunione più lunga del Governo finora), Matteo Renzi non ha cambiato idea. “È una giornata storica”, spiega ai cronisti che si ostinano a ‘distrarsi’ sulla politica estera o sulla barbarie messa in atto dai tifosi del Feyenoord – attesa da molti italiani, soprattutto, “da un’intera generazione”.
Il capo del Governo torna rottamatore e si rivolge direttamente ai giovani, puntando il dito contro quella politica che ha fatto “la guerra ai precari ma non al precariato” e ha di fatto garantito i privilegi di alcuni e lasciato indietro tanti. Oggi, è la sottolineatura del premier, “rottamiamo un certo modello di diritto del lavoro: allo stesso tempo superiamo l’articolo 18 e i co.co.pro. e co.co.co.”. È il sistema dei diritti che cambia.
“Parole come mutuo, come ferie, come buona uscita – aggiunge – entrano nel vocabolario di una generazione che ne è stata fino a oggi esclusa in modo inaccettabile”. Con il via libera del Governo ai decreti legislativi di attuazione del Jobs act, è l’obiettivo, “circa 200 mila persone” passeranno dalla collaborazione coordinata a un lavoro a tempo indeterminato: “restituiamo i co.co. vari ai pollai”, è la sintesi renziana.
Il premier si difende dagli attacchi di chi accusa i provvedimenti varati dall’esecutivo di agevolare i licenziamenti senza in realtà sconfiggere il precariato. Con la riforma del lavoro ci saranno “più flessibilità in entrata e più tutele in uscita” e “nessuno verrà più lasciato solo quando viene licenziato”.
Nonostante l’esecutivo non stralci, come chiesto dalla commissioni di Camera e Senato, la norma che riguarda i licenziamenti collettivi, “questi decreti sono i decreti che servono a fare le assunzioni collettive”, assicura, non a licenziare. Ecco allora che una frecciatina il presidente del Consiglio la riserva anche agli imprenditori: adesso, è il messaggio, non ci sono più alibi. Nessuno potrà più dire che assumere in Italia è più difficile che altrove.
Pugno duro del Governo, promette Renzi, anche contro le rendite, dopo l’ok al disegno di legge sulla concorrenza e il mercato. “Più che liberalizzazioni parlerei di Italia semplice, di tutela dei consumatori – spiega il premier – Stiamo dando una sforbiciata perché riduciamo il gap tra chi gode di una rendita e chi non ce l’ha ma anche perché tentiamo di eliminare norme di troppo”.
Rottamare quel che ha bloccato il Paese cambiare l’Italia restano le linee guida, con la consapevolezza che “mai come ora è pronta a ripartire e a rilanciarsi nel futuro”. Per fare questo, avverte, il Governo è si prepara anche a sfidare “qualche lobbies” e ad affrontare “le montagne russe”, si lascia scappare, del Parlamento. Domenica Renzi e la sua squadra ‘festeggeranno’ un anno di Governo del Paese.
Il premier rimane ottimista. Sul Jobs act, confessa, “non speravo di farcela in un anno, mi sembra incredibile essere arrivati a questo punto”.