Roma, 15 feb. (LaPresse) – “Guerra no, fino a che non stati esperiti tutti i tentativi diplomatici”. E’ il monito lanciato dall’ex premier Romano Prodi in una intervista a Rai News 24, circa la minaccia dell’Isis in Libia. “Ci sono tante tribù che non sono mai state sentite – ha spiegato – e prima di muoversi bisogna conoscere la complessità del Paese e le conseguenze delle proprie azioni”. La cosa importante è essere in grado di valutare non tanto la situazione alla vigilia di un intervento, quanto le sue conseguenze “sul terreno tre giorni dopo”.
In ogni caso, un intervento militare in Libia “non lo si può fare senza l’Onu ma l’Onu ha poche armi. In questo caso ci sarebbe la situazione ideale perché tutte le grandi potenze hanno paura dell’Isis, anche la Cina e la Russia”. Il problema, ha spiegato, però, è che “non c’è il grande catalizzatore. Un tempo erano gli Stati Uniti. Ci deve essere qualcuno che riesce a bilanciare i diversi interessi. E’ chiaro che la Siria non c’entra nulla con l’Ucraina. Ma è chiaro che gli interessi delle grandi potenze devono essere composti in un quadro più generale”.