di Donatella Di Nitto
Roma, 4 feb. (LaPresse) – Il patto del Narazeno “è rotto”, da oggi Forza Italia valuterà volta per volta, senza alcun vincolo politico le proposte di governo e maggioranza in merito alle riforme. Silvio Berlusconi tende una mano ai dissidenti del partito rimettendo in discussione l’asse Pd-Fi, sancito il 18 gennaio 2013, sul percorso delle riforme e della legge elettorale, in risposta a Raffaele Fitto, leader dei dissidenti di Fi, che a gran voce aveva chiesto l’azzeramento dei vertici del partito a causa di “errori clamorosi compiuti nella fase gestionale”. La mattinata è convulsa Berlusconi convoca l’ufficio di presidenza, dopo il faccia a faccia avvenuto ieri sera con lo stesso Fitto, e chiede che vengano riuniti i gruppi parlamentari alle 15. L’ex governatore rifiuta di partecipare al comitato di presidenza aperto ai soli aventi diritto di voto perché ” non ne riconosciamo la valenza politica, giuridica e statutaria” e di contro convoca una conferenza stampa a Montecitorio. Berlusconi è rammaricato per questa risposta e fa un passo indietro: annulla la riunione dei gruppi parlamentari e chiede ai capigruppo Brunetta e Romani di riunire senatori e deputati mercoledì prossimo.
Durante l’ufficio di presidenza, in cui Berlusconi confida di aver convocato i vertici seguendo proprio le osservazioni di Fitto, Brunetta e Romani si rendono disponibili a rimettere la loro carica nelle mani del presidente e sottoporla ad un nuovo voto. Disponibilità, riferiscono alcuni partecipanti, confermata anche dai vicepresidenti di Camera e Senato e dai vertici del partito. Berlusconi respinge le dimissioni e riconferma a tutti la propria fiducia, ma il clima non è ancora del tutto disteso. Per i fittiani quella delle dimissioni è “una manfrina durata cinque minuti” le dimissioni devono essere “irrevocabili” ribadisce Saverio Romano, ex ministro vicino a Fitto. Termina l’ufficio di presidenza e la frase tanto attesa viene pronunciata Giovanni Toti: “Il patto del Nazareno è rotto”. La conferma ufficiale arriva in una nota nella quale Forza Italia non ritiene più “vincolante” l’accordo con Matteo Renzi sulle riforme e denuncia il metodo scelto dal Partito Democratico “per arrivare alla designazione del candidato Presidente. La stima e il rispetto, umano e politico, per la persona designata, non possono farci velo nel giudicare inaccettabili le modalità adottate nella trattativa tra le forze politiche dal partito di maggioranza relativa. Modalità che hanno sconfessato quel principio di condivisione delle scelte istituzionali, elemento fondante del patto sulle riforme da noi sempre onorato”.
“La decisione di procedere unilateralmente all’indicazione della più alta carica dello Stato – si legge nella nota – in un momento tanto delicato per le nostre istituzioni, interessate dal più vasto cambiamento dall’approvazione della Costituzione Repubblicana, costringe il nostro movimento politico a denunciare lo spirito e i presupposti degli accordi che hanno fin qui guidato il cammino delle riforme approvate insieme al Partito Democratico e alle altre forze di maggioranza”. Da palazzo Grazioli quindi si volta pagina, un modo per dire a Renzi: “adesso ti terremo sul filo, il nostro non sarà più un appoggio incondizionato”. A stretto giro di comunicato stampa arrivano le risposte dal Nazareno. Debora Serracchiani sembra applaudire e commenta: “Se il patto del Nazareno è finito, meglio così. La strada delle riforme sarà più semplice. Arrivare al 2018 senza Brunetta e Berlusconi per noi è molto meglio”. A farle eco Luca Lotti: “Ognuno per la sua strada. E’ meglio per tutti, per noi sicuramente”. Berlusconi sembra aver incassato le risposte Dem con un “tanto senza di noi le riforme non le portano a casa”. Adesso però quello che attende Berlusconi è la risposta di Fitto. Basterà aver azzerato, almeno per ora, il patto del Nazareno per riunire il partito?