di Donatella Di Nitto

Roma, 25 gen. (LaPresse) – Si parte giovedì alle 15 quando il Parlamento in seduta comune si riunirà per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, che andrà a sostituire il dimissionario Giorgio Napolitano. E sarà proprio il presidente emerito tra i primi a votare visto che la chiama, la votazione è infatti a scrutinio segreto, avrà inizio dai senatori a vita. A seguire i senatori, quindi la chiama dei deputati e, infine, alla chiama dei delegati regionali. I grandi elettori sono in tutto 1009 e sono così suddivisi: 630 deputati, 321 senatori (compresi i 6 senatori a vita: oltre a Napolitano, ci sono Carlo Azeglio Ciampi, Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubia, ndr.) e 58 designati dai consigli regionali. La rosa dei delegati regionali si chiuderà domani quando l’ultima regione rimasta, l’Emilia Romagna, sceglierà i tre rimanenti. I grandi elettori sono così ripartiti in Parlamento: Partito democratico 415, M5S 137, Forza Italia 130, Area popolare (Ncd-Udc) 70, Misto 52, Lega Nord e autonomie 35, Scelta Civica per l’Italia 32, Sinistra ecologia libertà 26, Per le autonomie 16, Autonomie e libertà 15, Per l’Italia 13, Fratelli d’Italia 9. Nelle prime tre votazioni per l’elezione del capo dello Stato serve la maggioranza qualificata dei due terzi del Parlamento, quindi 672 voti, mentre a partire dalla quarta il quorum si abbassa a 505, espressione della maggioranza assoluta. Il calendario delle votazioni dovrebbe prevedere due sedute al giorno, una alle 10 e una alle 16. Secondo il regolamento però si può effettuare una pausa solo dopo la terza votazione, quindi non è detto che il Parlamento si convochi anche sabato e domenica prossimi. Tutto dipenderà se a partire dalla quarta votazione ci sarà un nome condiviso capace di raggiungere il quorum stabilito o se servirà qualche altro giorno per raggiungere l’intesa. Raggiunto il quorum la presidente della Camera, Laura Boldrini, proclamerà l’eletto e fisserà la data per il giuramento del nuovo capo dello Stato, che si svolgerà a Montecitorio davanti al Parlamento in seduta comune. Prestato il giuramento al Paese e alla Costituzione il presidente della Repubblica salirà al Quirinale per il passaggio delle consegne con il suo predecessore, Giorgio Napolitano. A questo punto il nuovo inquilino del Colle riceverà dal premier Matteo Renzi le dimissioni, un atto dovuto, visto che secondo al nostra Costituzione il presidente del Consiglio è scelto e nominato dal presidente della Repubblica. Si tratta solo di una cortesia istituzionale, dato che le dimissioni saranno respinte.

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