Roma, 4 gen. (LaPresse) – Le ipotesi di “norme ad personam” o di “scambi politici-giudiziari” sono “strampalate”. Palazzo Chigi entra di petto nella polemica scoppiata nelle ultime ore sulla riforma del fisco e sull’ipotesi che una norma contenuta nel decreto approvato alla vigilia di Natale potrebbe ‘salvare’ Silvio Berlusconi. Niente di vero, riferiscono fonti di governo, eppure il premier, spiegano, “ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere, per il momento, alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei ministri”.
“La proposta – spiegano le stesse fonti – tornerà prima in Consiglio dei ministri, poi alle Commissioni, quindi di nuovo in Consiglio per l’approvazione definitiva entro i termini stabiliti dal Parlamento e cioè entro marzo 2015”. Insomma, per ora tutto resta fermo, in attesa di analisi più approfondite. Il Governo, precisano ancora le stesse fonti, “fa norme che rispondono all’interesse dei cittadini” e consentiranno di “non avere interpretazioni discrezionali tra commissione tributaria e commissione tributaria, ma finalmente darà lo stesso tipo di pena da Milano a Palermo”.
Ma cosa prevede la norma approvata nel decreto? Il provvedimento prevede l’esclusione della punibilità “quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato o l’importo dell’imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al 3% dell’imposta sul valore aggiunto dichiarato”. Secondo quanto riportavano questa mattina diversi quotidiani, la norma calzerebbe a pennello proprio a Berlusconi. In base alla sentenza Mediaset, infatti, l’evasione dell’ex cavaliere raggiunge la percentuale dell’1,91%, quindi al di sotto della soglia prevista dal decreto. In questo modo il reato non esisterebbe più, e di conseguenza cadrebbe la sentenza e, tra le altre cose, anche l’interdizione dai pubblici uffici.
“I decreti delegati sul fisco – spiegano ancora fonti governative – segnano una rivoluzione nel rapporto tra fisco e cittadini, tra fisco e aziende. La logica che il Parlamento ha affidato al Governo è molto chiara: recuperare più soldi dall’evasione, depenalizzando laddove possibile e contestualmente aumentando sanzioni e pene per i reati che rimangono tali”. “Oggi in Italia meno di cento persone su sessanta milioni scontano pene per reati tributari. Il che è assurdo, se pensiamo alle stime, incredibili, dell’evasione nel nostro Paese”, aggiungono le stesse fonti. Si tratta dunque di cambiare in modo radicale, questo è l’obiettivo del Governo”, proseguono le fonti di governo.
“Disciplinare in modo puntuale l’abuso di diritto, dare certezze a investitori e cittadini, stangare con più severità i veri colpevoli e smettere di ingolfare i tribunali penali per questioni formali è un grande obiettivo di civiltà giuridica”, aggiungono le stesse fonti.