Roma, 31 dic. (LaPresse) – Giorgio Napolitano parla agli italiani per l’ultima volta nel messaggio di fine anno e per la prima volta usa la parola dimissioni. Come preannunciato il capo dello Stato si congeda “rassegnando le dimissioni: ipotesi che la Costituzione prevede espressamente”. Napolitano, che ha sempre pensato di dover essere diretto, soprattutto nei confronti del popolo italiano, non nasconde che alla sua età ha “il dovere di non sottovalutare i segni dell’affaticamento e le incognite che essi racchiudono, e dunque di non esitare”. Segni che, aggiunge il capo dello Stato, lo portano a ritenere “di non poter oltre ricoprire la carica cui fui chiamato, per la prima volta nel maggio del 2006”. Niente bilancio, quindi, del suo secondo mandato ma, dopo aver spiegato il perché della sua anticipata uscita di scena, Napolitano passa in rassegna i temi principali, quelli che gli stanno più a cuore. Primo fra tutti quello delle riforme, un percorso che “va, senza battute d’arresto, portato a piena conclusione” con il superamento del bicameralismo perfetto. Poi colpisce dritto al cuore della corruzione sottolineando la necessità di “bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra società. E bisogna farlo insieme, società civile, Stato, forze politiche senza eccezione alcuna. Solo riacquisendo intangibili valori morali – ribadisce Napolitano – la politica potrà riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva”. Il capo dello Stato non dimentica infine la disoccupazione, per lui forse il nodo dolente del suo mandato, una delle criticità più sentite e non ancora superate, tanto da definirla questa sera una “questione chiave”. Napolitano crede nell’uscita della crisi da cui “nascerà una nuova Italia”. Ecco perché invita tutti gli italiani: “Mettiamocela tutta, ciascuno faccia la sua parte al meglio. Io stesso ci proverò una volta concluso il mio servizio alla Presidenza della Repubblica”.