Dalla nostra inviata Nadia Pietrafitta Bruxelles (Belgio), 18 dic. (LaPresse) – “Crescita e non solo austerità”: è questa “l’eredità” che lascia l’Italia all’Europa al termine del semestre di presidenza dell’Ue. Matteo Renzi ‘saluta’ Bruxelles da presidente di turno e porta a casa quelli che lui stesso definisce “primi passi importanti”. Ecco allora che, anche se quello approvato dal Consiglio “è un documento di compresso”, è il riferimento alla flessibilità che all’Italia “va benissimo”. “Si richiama con chiarezza il parere favorevole” al Fondo europeo per gli investimenti strategici, sottolinea il premier. Di più. “C’era – rimarca – chi invece voleva cancellare l’aggettivo favorevole”. Alla fine della ‘trattativa’, invece, “per la prima volta si dice chiaramente che gli investimenti, quelli giusti e che hanno un valore per l’Europa sono scomputati dal patto di stabilità”. “E’ un piccolo passo per l’Italia, un grande passo per l’Europa”, chiosa. Il Governo italiano ottiene anche un altro risultato importante per quel che riguarda i fondi strutturali. Il Consiglio europeo ha previsto esplicitamente che i progetti concepiti nel ciclo 2007-2013 che non sono stati realizzati non perderanno i finanziamenti e si potranno finanziare attraverso i fondi del periodo 2014-2020. Tra questi, ad esempio, c’è il progetto Pompei, cui il premier tiene molto. Già, perché il pensiero, anche da Bruxelles, è all’Italia. “Dobbiamo riportare il nostro Paese dove deve stare. L’Italia ha un sacco di problemi, e li deve affrontare, li sta affrontando. Abbiamo messo su un pacchetto straordinariamente efficace. Nessun Paese in Europa ha fatto tanto tutto insieme”, ripete Renzi. Le riforme italiane incassano anche il plauso di Jean-Claude Juncker. “Bisogna riconoscere – spiega il numero 1 della commissione – che il governo Renzi non è certo stato inattivo in materia di riforme e vedremo a marzo a che punto saremo”. Di più. “Quello che abbiamo fatto in questa commissione nei confronti della Francia e dell’Italia, dandogli più tempo, visto che avevano difficoltà a sistemare le cose nelle scadenze previste è un segno di fiducia – sottolinea – e quando un governo mi scrive che farà delle riforme strutturali io gli credo quindi: sì, ho fiducia nel governo Renzi”. “Non mi deluderà”. E’ un siparietto tra i due a chiudere la giornata. Il premier scherza con Juncker e Tusk: “Per loro – dice – è la prima conferenza stampa, per me è l’ultima e sarò qui solo per i prossimi 5 minuti, la prossima presidenza sarà nel 2028-29. Per l’Italia è importante la stabilità, ma non ci sarò io fino al 2029 anche se per il mio paese potrebbe essere grande novità”. Sta al gioco il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. “Se voglio – scherza rispondendo a una domanda -tenere sotto esame Renzi? Non mi conviene perché dovrei lavorare fino al 2029. Lui dice di no, ma ci sarà perché è bravo”. Torna serio invece Renzi quando risponde alla domanda: “”Noi siamo sempre sotto esame, tutti” ma “il vero esame per l’Italia sarà nel 2018, quando tornerà alle elezioni come un Paese normale dopo 5 anni”.

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