Roma, 15 dic. (LaPresse) – “Fassina? Mi è parso abbia espresso soprattutto una sofferenza personale”. Così, in un’intervista a ‘Repubblica’, Debora Serracchiani, vice segretaria del Pd, commenta le critiche mosse ieri da Stefano Fassina a Matteo Renzi, durante l’Assemblea dem. “Mi sembra isolato anche rispetto alla gran parte della minoranza dem – aggiunge -. Le posizioni di Cuperlo e di Speranza che avevano espresso con chiarezza il loro dissenso nelle settimane scorse sulle riforme, sono state più in linea con la richiesta di Renzi di creare le condizioni perché tutto il Pd si impegni in un piano di riforme così importante come quello che abbiamo impostato”. “Non ci sono le condizioni” per una scissione, quindi, assicura la vicesegretaria del Pd, perché in questo anno il Pd ha lavorato “per includere. Basta vedere la composizione della segreteria o anche le candidature sul territorio. Non abbiamo escluso nessuno e i contributi sono stati ascoltati. Il Jobs Act è stato il frutto di un lavoro in commissione e in aula in cui sono state raccolte alcune richieste dei dissidenti”. Renzi al voto anticipato “non ci vuole assolutamente andare – precisa Serracchiani -. Farà il segretario del Pd fino al 2017 e il premier fino al 2018 perché non si sente la necessità né di nuove elezioni né, come qualcuno vorrebbe, di un altro presidente del Consiglio”. “Il vero ordine del giorno dell’Assemblea è stato la richiesta di lealtà – aggiuge -. Un partito non deve trovarsi in una situazione in cui una parte pensa di inviare segnali alla maggioranza. Ci sono impegni troppo alti nel paese e in Europa per guardare al nostro ombelico. Mai più i 101 franchi tiratori”.
Nessuna intesa con Berlusconi per il Quirinale, promette Serracchiani, che spiega: “Abbiamo ripetuto più volte che il Patto del Nazareno riguarda la riforma elettorale e le riforme costituzionali. L’elezione del capo dello Stato non c’entra niente”. E, sulla legge elettorale, conclude: “Abbiamo trovato un equilibrio, le risposte già ci sono anche con il compromesso sui capilista bloccati. Poi l’aula del Parlamento è sovrana”.