Roma, 26 nov. (LaPresse) – Il Pd deve tornare “a essere il partito dell’Ulivo, che unisce e accompagna il Paese”, altrimenti “è chiaro che ci sarà bisogno di una forza politica nuova”, una forza “tutt’altro che minoritaria”. Così Rosy Bindi (Pd) in un’intervista al Corriere della Sera. “Se il Pd è quello di questi mesi – conclude – una nuova forza a sinistra non sarà residuale, ma competitiva. E sarà un bene per il Paese, se non vogliamo che il confronto si riduca ai due Matteo. Sarà una sinistra riformista e plurale, ma sarà una sinistra. Sarà il Pd”.
“E’ un passo indietro profondo, secolare, rispetto alla dignità del lavoratore richiamata dal Papa”, ha aggiunto in riferimento all’approvazione del Jobs act alla Camera, in seguito alla quale ha lasciato l’aula per “marcare la distanza netta da un provvedimento che, eliminando il diritto al reintegro, considera il lavoro come una merce” e per “voluto prendere le distanze dal messaggio che il premier ha costruito in questi mesi. Le sue parole hanno scavato un solco tra il governo, il segretario del Pd e il mondo del lavoro, la parte più sofferente dell’Italia. Abbiamo visto la delegittimazione del sindacato e una provocazione davvero lontana dalla situazione reale degli italiani”.
In merito all’astensione alle elezioni regionali, Bindi ha aggiunto che “tra Emilia e Calabria il Pd ha perso 750mila voti. Se alle regionali avessero votato gli stessi elettori delle Europee dovremmo dire che oggi il Pd è tornato al 30%, un numero più vicino al 25 di Bersani che non al 41 di Renzi”. E il fatto che, proprio il premier, consideri l’astensionismo “ininfluente”, Bindi lo considera “molto grave. L’astensionismo è un problema per la democrazia di un Paese, per il Pd e anche per il governo. Il premier ha fatto campagna in prima persona e ha lanciato dal podio dell’Emilia uno dei messaggi piu gravi quando ha detto che lui crea lavoro, mentre il sindacato organizza gli scioperi”. “Il voto di domenica – afferma Bindi – dimostra che è iniziata la parabola discendente, anche di Renzi”.
Sui rottamati, Bindi afferma che “questa categoria è servita a Renzi per vincere, ma ora, per continuare a governare, deve prendere per mano la povertà, le periferie, il dissesto del territorio, la crisi industriale. Chi guida i processi politici deve indicare il cammino, la speranza, e responsabilizzare tutti nella fatica della paziente ricostruzione”. La riforma costituzionale è, per la presidente della Commissione antimafia, “irricevibile così, umilia il Parlamento e lo rende subalterno al governo”, la legge di Stabilità “non può essere una mera, finta restituzione delle tasse, c’è bisogno di sostegno vero al lavoro e agli investimenti”, mentre sull’Italicum “se il patto del Nazareno non ha più futuro, nessuno pensi di portare avanti quella legge elettorale con sostegni diversi in Parlamento. C’è da dare al Paese una legge che assicuri il bipolarismo, non attraverso i nominati e il premio di maggioranza al partito unico”.