Roma, 19 nov. (LaPresse) – “In questa situazione di crisi bisogna prendere delle decisioni se no non si fanno salti in avanti. Il problema della crescita condiziona anche le riforme”. Lo dice l’ex premier Romano Prodi, nel corso della sua lectio magistralis dal titolo ‘Europa nel tempo della confusione globale’ tenuta in occasione della presentazione della Scuola di Specializzazione in ‘Rigenerazione Urbana ed Ambientale’ dell’Università Pegaso a Roma. “Per ora i rimedi sono stati parziali – aggiunge – abbiamo sentito parlare di 300 miliardi di euro in tre anni dal piano Juncker. E’ giusto, ma Obama quando è iniziata la crisi negli Stati Uniti ha messo 800 miliardi di dollari in un colpo solo. Davanti ai grandi problemi occorrono grandi decisioni”. Secondo Prodi “in un periodo di confusione globale e grande cambiamento l’Europa è più passiva che altro” anche se “è tutt’ora una grande economia ma non fa sentire la sua voce”.
Secondo Prodi “quando fu fatto l’euro si pensava al futuro, doveva essere l’inizio di un percorso. Poi è arrivata la crisi ma la crisi europea era già iniziata con la paura data dal mutamento di alcuni rapporti di forza che hanno frastornato i politici europei”. L’ex premier spiega che “non avendo più coraggio nelle nostre idee non riusciamo a portarle avanti”.
Sul tema dell’avanzata dei movimenti populisti in Europa, la posizione di Prodi è netta: la questione è stata affrontata “poco in Germania perché la posizione severissima della Merkel verso gli altri Paesi l’ha preservata dai movimenti populisti al suo interno”. Per Prodi, però, la Germania “non può avere leadership senza responsabilità”. “Si tratta – dice – di una leadership riluttante che si basa su fatti aritmetici come il 3% ma non si governa con l’aritmetica si governa con la politica mentre ci rifugiamo dietro all’aritmetica questo credo sia il grande problema”.
La conclusione di Prodi è che “senza ripresa economica il malcontento e le tensioni non possono fare altro che crescere in Europa. Bisogna dare il segnale di voler affrontare i problemi altrimenti è difficile che sia possibile farsi riamare dai giovani”. Resta, però, una speranza: “quando ci si avvicina all’abisso si capisce che il futuro è insieme altrimenti Cina ed Usa ci mangiano in un sol boccone”.