Firenze, 25 ott. (LaPresse) – Nonostante il suo nome risuoni tante volte nel corso della giornata, spesso preso di mira dai protagonisti del corteo Cgil contro il Jobs act, il ‘tweet’ di Matteo Renzi arriva solo a sera. “Bisogna ascoltare una piazza bella e importante che dice no ad alcune proposte del governo”, spiega ai microfoni del Tg3. È una piazza con cui “sicuramente ci confronteremo” assicura, ma poi, è la sottolineatura, “andiamo avanti” perché “se c’è una cosa che non si può fare è che una piazza possa bloccare un Paese”.
Il premier, dal palco della prima Leopolda ‘di Governo’ sceglie di non esasperare la spaccatura che va in scena tra Roma e Firenze, lasciando il palco “alle cose concrete”, all’idea “che anche in periodi di crisi si possano creare posti di lavoro”, agli imprenditori che ce l’hanno fatta e ai “loro ideali” che muovono il Paese. Alla Leopolda è la giornata degli oltre 100 tavoli tematici. Renzi fa su e giu dal palco per non rubare i riflettori alle proposte: “La verità è che sono troppo bravo” a fare il dj, scherza.
Nella ‘navata’ centrale della vecchia stazione, ministri, amministratori, parlamentari e attivisti Pd si confrontano con i cittadini sui temi che costituiscono le priorità del Governo per i mille giorni: dalla ‘buona scuola’ alle riforme, dai diritti civili alla P.a., dalla lotta a corruzione e evasione (“i due veri nemici da combattere” secondo il premier) alle energie rinnovabili.
Maria Elena Boschi è quasi la madrina della kermesse. Alla Leopolda dalla prima volta, sono tantissimi i fan che le chiedono un selfie e circondano il tavolo in cui si parla di riforma della costituzione. “Noi siamo sempre gli stessi” anche adesso che siamo al Governo” – spiega, nonostante questa volta alle sue spalle ci siano due uomini della scorta che non la perdono mai di vista – solo che adesso abbiamo dei compiti da portare a casa”.
Tra i tavoli più seguiti anche quello dedicato in mattinata al finanziamento delle Pmi. ‘Guest star’ è Davide Serra, da sempre sostenitore dell’ex sindaco di Firenze. Il finanziere fa presto ad attirare su di sé gli strali della piazza romana. Il Jobs act? “Mi piace, ma l’avrei fatto più aggressivo”. Lo sciopero? “Ai lavoratori pubblici lo limiterei”, attacca senza mezzi termini. Proposte personali, non in agenda, smorzano i toni i componenti dell’esecutivo.
Ad accendere la giornata, però è lo scontro che si consuma tra Rosy Bindi e Deborah Serracchiani. È la rappresentante della vecchia guardia Dem a sferrare il primo colpo. “La Leopolda è una contro manifestazione, imbarazzante”, attacca. Imbarazzante? “Qui c’è il Pd”, replica la vicesegretaria. Renzi sceglie invece di non rispondere esplicitamente alla Bindi. “Abbiamo preso il 40% – puntualizza però – mettendo ai lati chi polemizzava tutti i giorni contro di noi”.
Linea soft anche con il resto della minoranza Pd sceso in piazza contro il Jobs act. Si tratta “di due anime diverse, ma rispettabili” ammette, assicurando immutato “rispetto” a chi oggi ha manifestato. Certo, sottolinea, c’è chi lavora “per un Pd che perda” e chi è in campo per un partito che vinca: alle scorse europee come alle prossime elezioni. Lo ‘spirito della Leopolda’, insomma, è vivo e vegeto. E non risparmia nessuno. Dal garage della stazione fiorentina dove tutto è cominciato, Renzi decide di rottamare addirittura se stesso. “Faccio massimo due mandati come premier, fino al 2023, poi vado a casa”.