Cicchitto (Ncd): Aggregazione centrodestra vada oltre appoggio governo

Roma, 5 ott. (LaPresse) – “Rispetto alla maionese impazzita in cui oggi sembra trasformato il centrodestra a partire da Forza Italia, a nostro avviso l’Ncd e l’auspicabile aggregazione con altre forze centriste deve andare molto al di là del problema costituito dall’appoggio o dall’opposizione all’attuale governo”. Lo dichiara il deputata di Ncd Fabrizio Cicchitto. “Anche perchè – aggiunge -, come ha ricordato ieri il senatore Schifani, il primo a proporre le larghe intese e a realizzarle è stato Berlusconi ed è stato proprio lui, dopo la costituzione del governo Letta, a dire che non l’avrebbe rimesso in questione anche in caso di una condanna giudiziaria. Poi c’è stato prima un rovesciamento di questa linea e poi una successiva correzione di fronte al governo Renzi, insomma una politica a zig zag con Forza Italia che oggi fa l’opposizione di sua maestà”.

“A sua volta, però – continua Cicchitto -, il Ncd non è nato solo per un dissenso sull’appoggio al governo Letta. Da questo punto di vista l’Ncd, per evitare di finire con lo svolgere il ruolo di Arclecchino servitore di due padroni, da un lato di appoggiare Renzi, dall’altro di trattare per rifare un centrodestra a guida Berlusconi, deve porsi l’obiettivo ambizioso di ristabilire un rapporto con quei 10milioni di elettori che non votano più per Forza Italia ma che non hanno votato nè per Renzi nè per il M5S. Per far questo il Ncd deve condurre una lotta su due fronti: non deve fare alcuno sconto al Pd sul merito delle politiche di governo, deve sviluppare una polemica aperta, anche se non faziosa, anche con Forza Italia perchè essi, così come sono oggi, non sono più in grado di riportare il centrodestra alla vittoria e di fatto sono rassegnati a essere in minoranza per un lungo periodo.

Infine va detto che sulla legge elettorale non valgono patti del Nazareno di sorta perchè essa attiene all’essenza stessa della democrazia italiana e l’Italicum nella sua attuale stesura non risponde nè alle esigenze di una democrazia reale nè a quelle di un pluralismo politico effettivo”.