Palermo, 2 ott. (LaPresse) – Il colpo di scena arriva in tarda mattinata: Totò Riina, in collegamento video dal carcere di Milano, prende la parola e chiede di poter essere presente, in qualità di imputato, all’udienza che il 28 ottobre vedrà il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, deporre in qualità di testimone al processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. Lo segue, subito dopo, anche il cognato, Leoluca Bagarella. Sulla richiesta dei due boss corleonesi la Corte d’assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto, si è riservata di decidere pur essendosi già espressa nel corso della precedente udienza, quando aveva stabilito che alla deposizione al Quirinale parteciperanno, oltre al collegio giudicante, soltanto i magistrati dell’accusa e i difensori degli imputati. Resta, dunque, il punto interrogativo sulla possibilità che i due capimafia possano assistere, o addirittura intervenire, nel corso della deposizione del presidente della Repubblica che verrà ascoltato nelle stanze del Colle. La necessità della sua deposizione era stata ribadita dalla Corte nel corso dell’udienza del 25 settembre: i giudici si erano pronunciati sulla richiesta da parte di alcuni avvocati di revocare la deposizione di Napolitano in virtù della lettera inviata dal Colle al collegio giudicante in cui il presidente della Repubblica spiegava di non avere nulla da aggiungere in merito all’oggetto del processo.