Roma, 28 set. (LaPresse) – “Se pensano di avere i numeri e il candidato giusto ci provino”. Così il premier Matteo Renzi in un’intervista a Repubblica parlando dei ‘poteri forti’ e delle possibili spinte per sostituirlo. Il presidente del Consiglio ha precisato che le elezioni saranno a “febbraio 2018” e ha risposto alle critiche della Cei e alle accuse di massoneria. “Ricevo telefonate di amici vescovi – ha spiegato il premier – che mi dicono che c’è stato un equivoco, che le parole sono personali del segretario generale della Cei, che nessuno in assemblea ha parlato di slogan.
Del resto io, cattolico, rispondo ai cittadini, non ai vescovi”. Per quel che riguarda le voci sulla presunta appartenenza sua o del padre alla massoneria, Renzi ha replicato “a casa nostra siamo boy scout, non massoni. A me non fa né caldo né freddo. Ma mio padre cresciuto con il mito di Benigno Zaccagnini e Tina Anselmi deve ancora riprendersi”. Per quel che riguarda il tema caldo della riforma del lavoro, il premier apre sulla reintegra, ma solo per discriminazione. “Il reintegro spaventa gli imprenditori – ha affermato – e mette in mano ai giudici la vita delle aziende. Va tenuto solo per i casi di discriminazione. Per gli altri indennizzo e presa in carico da parte dello Stato. Perdi il lavoro? Io Stato ti aiuto a ritrovarlo, facendoti corso di formazione e almeno due proposte di lavoro”. “Sarebbe un errore”, ha aggiunto il presidente del Consiglio a proposito della proposta della minoranza di congelare il reintegro per i primi 3 o 4 anni, “l’articolo 18 o c’è per tutti o non c’è per nessuno. Lasciarlo a metà non tutela i cittadini e crea incertezza alle aziende.
Oggi una delle loro preoccupazioni è che le aziende non sanno come va a finire un’eventuale causa di lavoro. E’ l’incertezza che ci frega”. Nel caso in cui sulla riforma fossero determinanti i voti di Forza Italia, però, Renzi afferma che “se accadesse non su un singolo emendamento, cosa che talvolta si verifica, ma sul voto finale del provvedimento si aprirebbe un grave problema politico”. “Ma io – ha aggiunto – credo che non accadrà. Non so come farebbero i nostri parlamentari a spiegarlo nelle riunioni di circolo: sarebbe un gigantesco regalo sia a Berlusconi sia a Grillo”.