Renzi: L’Italia non è ancora ripartitaRiforme da sole non bastano

Bari, 13 set. (LaPresse) – “Mio padre mi spiegava che la Fiera del Levante è una cosa importante, perché viene aperta da un certo signore che si chiama capo del Governo, oggi quel signore sono io”. Così Matteo Renzi ha dato il via alla 78esima Fiera del Levante di Bari, sottolineando la tradizione che vuole che sia il premier ad inaugurare la Campionaria. Cerimonia aperta dall’inno nazionale suonato dalla banda della terza regione aerea. In sala anche il ministro della Difesa Roberta Pinotti.

“L’ITALIA NON E’ ANCORA RIPARTITA”. “Oggi la crisi economica – ha detto il presidente del Consiglio – vede nell’Eurozona un punto di difficoltà maggiore e l’Italia ancora non ripartire”. Una crisi, ha puntualizzato il premier, che “è la peggiore dal dopo guerra”. “I dati del nostro Pil – ha aggiunto Renzi – suonano non come la fine della caduta, ma di una mancanza di crescita, di una mancanza della ripartenza”. E per venirne fuori, ha continuato, le riforme da sole non sono sufficienti: “Io non credo – ha spiegato – che questo Paese verrà fuori dalla crisi facendo le riforme istituzionali o elettorali o del lavoro o della Pubblica amministrazione. Non basteranno, ma se non lo faremo perderemo la credibilità di guardarci allo specchio”.

“INIZIATO IL CONTO ALLA ROVESCIA”. In ogni caso, ha continuato, per le riforme “è iniziato il conto alla rovescia”. “La classe dirigente italiana – ha spiegato – finora non è riuscita a cambiare il senso delle cose, ma è questo il senso delle riforme”. “Dire che si supera il bicameralismo perfetto – ha proseguito Renzi – con un modello uguale in tutti i Paesi, come la Germania e la Francia, non è una forzatura. Significa riuscire ad andare avanti con la metà dei parlamentari e con una classe politica che non diventa ceto che perpetua se stesso”. “E’ iniziato il conto alla rovescia – ha concluso il premier – ma le riforme istituzionali non sono alla ricerca di una legge elettorale particolare, ma di una legge molto semplice in in cui si sappia chi vince e chi perde”.

“L’EUROPA NON SIA SOLTANTO SPREAD”. Ma il presidente del Consiglio non ha risparmiato una stoccata a Bruxelles: “O l’Unione europea – detto – torna a fare l’Europa oppure noi non abbiamo più futuro. Se noi facciamo le cose che dobbiamo fare l’Europa non sarà più soltanto spread”.

“LE BANCHE SI PRENDANO RISCHI”. Nè alle banche: “Se fai il banchiere devi correre il rischio anche di perdere un investimento” perché gli istituti di credito devonotornare ad occuparsi “dell’economia reale”.

“SONO UN ALLENATORE CHE HA LA TESTA DURA”. “Questa volta c’è una novità – ha proseguito – l’allenatore ha la testa dura e va avanti senza mollare di un centimetro. E per la prima volta sugli spalti c’è gente che fa il tifo perché la squadra vinca”. “Non ci sto a fare il compito dell’allenatore e basta – aveva premesso – con uno scenario in cui ci sono giocatori forti ma non si parlano in campo, si passano raramente la palla e il clima negli spogliatoi è delicato e tutti i lunedì una selva di commentatori dice che è in decrescendo”.

DECARO: VOGLIAMO MENO BUROCRAZIA. Durante l’inaugurazione della Fiera Il microfono in mano lo ha avuto per primo il sindaco di Bari Antonio Decaro. “Noi non siamo quelli del salotto buono – ha detto – al massimo siamo quelli della buona cucina, presidente. Noi siamo quelli che si spaccano la schiena. Siamo gli imprenditori che lavorano il doppio di quelli del Nord”. E via con le richieste: “Hai promesso presidente che i lavori per l’alta velocità Bari-Napoli partiranno con due anni di anticipo” e sul piano di dismissione delle caserme la proposta: uno di questi immobili potrebbe diventare polo della giustizia barese. Ma su tutto Decaro ha chiesto a Renzi “libertà, per tutti, la libertà di scommettere sulle nostre potenzialità, la libertà di aprire un negozio senza pagare il pizzo, di aprire un’azienda senza dover combattere con la burocrazia”.

VENDOLA: NO ALLE TRIVELLE DEL GASDOTTO. Al centro dell’intervento del presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, la questione del Tap, iossia l’approdo del gasdotto a Melendugno, San Foca, in provincia di Lecce, osteggiato anche dalla stessa Regione. “Abbiamo il diritto di ribellarci alle trivelle in questa striscia di mare”, ha detto Vendola. “L’Adriatico non può subire una mutazione in piattaforma energetica. Diciamo sì alla generazione diffusa di rinnovabili, sì all’efficienza energetica degli edifici. La ricchezza è la costa, il turismo, il colore del nostro mare. Non è sindrome di Nimby che spinge tutto il Salento a difendere un territorio dove si intende portare il gasdotto. Se il ministero dei Beni culturali stila un parere negativo su Tap, vuol dire che non discutiamo di pregiudizi ideologici, ma di giudizi scientifici. Sappiamo dire tutti i sì che parlano al futuro, non quelli che ci ripiombano nel passato in cui eravamo terra da colonizzare”.

RENZI: CHI DICE NO A TAP NON PUO’ DIRE STOP ALL’OPERA. “Non è pensabile che si blocchi il Tap – ha replicato renzi – un’opera che parte dall’Azerbaigian e che arriva fino a Ventimiglia”. Siamo pronti a discutere sempre, e di tutto, e a rispettare il coraggio di chi dice no – ha proseguito – ma chi dice ‘no’ non puo dire ‘stop’ e il diritto di veto dell’amministrazione è meno forte del diritto dei cittadini, che hanno diritto che i loro rappresentanti realizzino le opere”.

LA PROTESTA DEI SINDACI. Al termine dell’inaugurazione della Fiera del Levante il premier ha incontrato i 40 sindaci salentini giunti a Bari per manifestare contro il gasdottto Tap. I sindaci – che hanno firmato delibere ‘No Tap’ – indossavano la fascia tricolore e volevano interrompere la manifestazione. E’ stato necessario l’intervento di Michele Emiliano, ex sindaco di Bari e segretario regionale del Pd per convincerli ad abbassare i toni. “Ci ho messo la faccia – ha detto – mi sono impegnato per voi, se così non fosse stato non vi avrebbero neanche fatto entrare”.