Newport (Regno Unito), 4 set. (LaPresse) – Rispondere in modo “fermo” e “rapido” all’escalation militare messa in campo dalla Russia, anche aumentando il grado di pressione su Mosca “attraverso nuove sanzioni” in settori chiave come “finanza, difesa, tecnologie sensibili e scambi commerciali”. Il summit Nato in Galles di Matteo Renzi, l’esordio del premier italiano tra gli Alleati, inizia con un importante incontro ‘G5 più 1’ sulla crisi Ucraina, e lui, da presidente dell’Unione europea in carica, ribadisce la linea: “inaccettabili” ulteriori “violazioni delle regole e dei principi internazionali” da parte di Mosca. Quando mancano poco più di 24 ore allo scadere della settimana di tempo data dai Capi di Stato e di Governo Ue a Vladimir Putin, però, la reazione dei grandi – e tra loro anche del presidente degli Stati Uniti Barack Obama – pur “ferma”, non può non tener conto delle forze in campo. La Nato – scandisce Renzi davanti ai leader di Usa, Germania, Inghilterra, Francia e Italia – deve avere un ruolo nella “costruzione di una soluzione politica”. Di più: “non deve” essere percepita “come un ulteriore fattore conflittuale”.
Il summit gallese arriva all’indomani dalle condizioni di tregua poste dal presidente russo, e i leader G5 approfittano di un lungo incontro con Poroshenko (che va oltre il tempo previsto) per spingere il presidente ucraino a trattare senza alzare muri. Certo anche il presidente russo deve fare la sua parte: “i colloqui” tra Kiev e Mosca, sottolinea Renzi, siano la base “di un cessate il fuoco effettivo e duraturo”, ma da Putin, azzarda, devono arrivare “fatti non parole”. È la linea che i Paesi Alleati assumeranno nel pomeriggio.
“Dal vertice emerge la consapevolezza che non c’è una soluzione militare possibile a questa crisi. Bisogna percorrere la strada della diplomazia per un dialogo con il presidente Putin”, sintetizza quando la prima giornata del summit volge al termine la ministra degli Esteri Federica Mogherini. “Gli sforzi del presidente Poroshenko – aggiunge mentre la Nato decide di stanziare 15 milioni di euro per Kiev – vanno sostenuti in tutti i modi”. Una importante tappa del percorso di tregua è in programma domani a Minsk: sul tavolo la firma di un documento che fisserà le fasi di applicazione del piano di pace. Se l’incontro ci sarà e la firma sarà confermata – spiega Poroshenko – spero che l’applicazione del piano di pace comincerà domani. È di cruciale importanza – sottolinea – che l’elemento chiave del piano sia il cessate il fuoco”.
Anche il segretario generale Nato Anders Fogh Rasmussen preme perché si vada avanti sulla via del dialogo, accogliendo “con favore” ogni “sforzo genuino per trovare una soluzione pacifica” alla crisi, ma sottolineando come “nessun passo” sulla via della pace sia ancora arrivato da Mosca. Bruxelles, intanto, è al lavoro per metter giù un pacchetto di nuove misure. “Domani continuiamo a lavorare in modo che il pacchetto sia pronto”, spiega Mogherini. Le sanzioni, sottolinea la futura Lady Pesc dell’Unione, continueranno ad essere “uno strumento di pressione politica”. Quanto alla tregua tra Russia e Ucraina l’obiettivo Nato è quello di rendere stabile il cessate il fuoco. “La firma che speriamo ci sarà domani – sottolinea Mogherini – difficilmente sarà sufficiente”. Ed ecco perché le sanzioni rimarranno sul tavolo. Ritiro del personale russo dal territorio ucraino, stop al flusso di armi, rilascio degli ostaggi: queste le questioni che la titolare della Farnesina reputa “fondamentali”. Passare “dalle parole ai fatti”, insomma.