Roma, 6 ago. (LaPresse) – “Gli emendamenti che contenevano il principio dell’elezione a suffragio universale diretto del presidente della Repubblica sono stati dichiarati inammissibili. Concordo con questa decisione perché penso che questo tema sia estraneo alla riforma del Senato e in ogni caso non è certo con emendamenti a questa riforma che può essere affrontato un tema così rilevante”. Così Anna Finocchiaro, presidente commissione Affari costituzionali del Senato e relatore di maggioranza del disegno di legge costituzionale all’esame dell’Aula.
“Vorrei però motivare – continua Finocchiaro – anche la mia contrarietà all’emendamento Gotor che prevedeva l’allargamento della platea per l’elezione del presidente della Repubblica ai parlamentari europei. L’attuale testo all’esame dell’Aula (che prevede maggioranza qualificata per l’elezione del presidente della Repubblica fino alla nona votazione) nasce da una sollecitazione che è venuta dai lavori della commissione Affari costituzionali che cercava appunto di rendere più equilibrata l’elezione del capo dello Stato. L’esigenza dell’allargamento della platea degli elettori del presidente della Repubblica nasce da una necessità condivisa di avere una sostanziale soluzione al problema della disparità di consistenza delle due Camere che in seduta comune vengono chiamate a eleggere il presidente della Repubblica”.
Ancora, spiega Finocchiaro: “Sono state scartate una serie di soluzioni che pure erano state avanzate in commissione da altri emendamenti, ma anche in Aula, quali la riduzione del numero dei deputati, che abbiamo già votato, o quella dell’aumento del numero dei delegati regionali, che è stata bocciata da una parte consistente dei colleghi che sono intervenuti in commissione in ragione del fatto che il Senato è già rappresentativo delle Regioni e, dunque, l’origine del completamento della base elettorale per l’elezione del presidente della Repubblica (che, come sapete, a Costituzione vigente, prevede un certo numero di rappresentanti per Regione) era già assolto dal fatto che, stavolta, all’elezione parteciperebbe un Senato che è esso stesso rappresentativo delle Regioni”.
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