Di Elena Fois

Roma, 6 ago. (LaPresse) – Nel giorno dell’incontro tra il premier Matteo Renzi e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi – seduti faccia a faccia per tre ore per mettere un nuovo sigillo sul patto per l’Italicum – si allarga la frangia all’interno del Partito democratico sempre più orientata al ritorno del Mattarellum, considerato da più parti la soluzione migliore per superare la questione delle preferenze, ancora al centro del dibattito politico.

In mattinata è un tweet di Roberto Giachetti a riportare la questione sul tavolo del confronto: “Ripeto a Matteo Renzi – scrive il deputato dem – che il ritorno al “mattarellum” è nel Dna del Pd. Con un tempismo sospetto se lo è ricordato pure Cuperlo!”. E’ di ieri sera, infatti, la lettera che lo stesso Gianni Cuperlo ha inviato al suo segretario, nella quale chiede che nell’Italicum non ci siano capilista bloccati e preferenze per gli altri candidati. Meglio, dice, i collegi uninominali puri, garanzia di “trasparenza” e “linearità”. Mentre Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, al termine del colloquio tra i due leader prende tempo: “Sulle preferenze andrei cauto”, lasciando intendere che la questione non si è ancora chiusa.

Del resto fonti vicine all’ex Cavaliere spiegano che l’impianto della legge elettorale non sarà sconvolto, ma che c’è la disponibilità “a convergere su modifiche il più possibile condivise anche dalle altre forze politiche”. A patto, però, che ciascuno sia disposto a rinunciare a qualcosa. Difficile, oggi, ipotizzare che la questione delle preferenze – tanto cara ai partiti di opposizione – possa rappresentare la più preziosa merce di scambio, ma rimandare il confronto a settembre lascia intendere che si può ancora lavorare sulle modifiche.

E se il ritorno al Mattarellum pare escluso (“L’impianto dell’Italicum non si tocca”, spiegano fonti di Forza Italia), i collegi uninominali previsti proprio dalla legge elettorale rimasta in vigore fino al 2005, quando fu sostituita dal cosiddetto ‘Porcellum’, fanno gola a tanti e potrebbe consentire di superare la questione delle preferenze. Per Stefano Fassina (Pd) sarebbero la “soluzione ideale”, ma anche le preferenze, dice l’ex viceministro, potrebbero evitare che “chi vince si appropri del Parlamento”.

Con la legge Mattarella, infatti, a sistema misto, il 75% dei seggi veniva assegnato a entrambe le camere con sistema maggioritario e collegi uninominali. Il restante 25%, invece, veniva deciso su base proporzionale con una soglia di sbarramento alla Camera del 4%.

Quindi, 475 deputati erano eletti con sistema maggioritario a turno unico (ognuna delle 475 circoscrizioni italiane mandava a Montecitorio un eletto), mentre gli altri 155 deputati venivano scelti con il proporzionale: ogni lista, composta al massimo da 4 nomi, portava in aula chi superava la soglia del 4%.

Ad oggi, invece, l’Italicum, prevede liste bloccate (quindi senza possibilità per gli elettori di esprimere preferenze) e due diverse soglie di sbarramento: l’8% per i partiti che si presentano da soli, il 4,5% per quelli che sono in coalizione. Per queste ultime, invece, la soglia è del 12%. La soglia del premio di maggioranza è del 37% e se nessuno la raggiunge è previsto il ballottaggio.

La questione, però, non è affatto chiusa. Dopo la pausa estiva il “patto” tra Renzi e Berlusconi dovrà necessariamente allargarsi anche alle altre forze politiche, per arrivare in tempi rapidi a una soluzione condivisa.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata