Roma, 29 lug. (LaPresse) – Neanche l’apertura dei dissidenti del Pd sblocca l’impasse in Senato sul disegno di legge che riforma il Senato e il Titolo V della Costituzione. Dopo un’ora di discussione infatti la conferenza dei capigruppo si è sciolta con un nulla di fatto, senza pronunciarsi sulla proposta di Vannino Chiti (Pd) che chiede una riduzione degli emendamenti presentati (sono circa 8000 quelle depositati al ddl Boschi, ndr.) e il voto finale a settembre. Il presidente Pietro Grasso infatti ha aggiornato i lavori dell’aula alle 15, riconvocando una nuova riunione dei capigruppo alle 14.45. Una pausa di riflessione, spiegano alcuni senatori, che servirà anche a mettere in campo tutte le forze disponibili, compresi i relatori, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, per cercare una mediazione capace di centrare l’obiettivo della riduzione delle proposte di modifica depositate.
Questa mattina ad apertura dei lavori infatti, il cosiddetto capo dei dissidenti Dem Chiti ha presentato all’assemblea la possibilità di “non disperdersi in migliaia di emendamenti ma di concentrare il tempo a disposizione prima dell’8 agosto per illustrare le varie posizioni su emendamenti fondamentali, discuterne con i relatori e quindi votarli. Poi nella prima settimana di settembre fare le dichiarazioni di voto e il voto finale”. Proposta già circolata ieri con il benestare del premier Matteo Renzi e accolta favorevolmente questa mattina anche da Forza Italia e da Ncd. Di tutt’altra opinione invece il Movimento 5Stelle e Sel. Quest’ultimo pur dichiarandosi “disponibile” chiede che per ritirare gli emendamenti ci sia la sicurezza che non esistano più vincoli soprattutto in merito al patto del Nazareno.
Nessuna apertura invece dai senatori pentastellati, che confermano di non voler ritirare le 200 proposte di modifica e di essere “pagati” anche per lavorare di notte. La stessa Lega Nord dice ‘no’ alla proposta di mediazione “nessun accordo, servono risposte concrete dal governo e poi decidiamo il percorso – ha spiegato il capogruppo Centinaio – In caso contrario grazie e arrivederci, noi rinunciamo a fare le ferie”. Il ‘no’ delle opposizioni, che hanno presentato circa 6000 emendamenti, scatena il ministro Boschi che in aula ricorda che “il governo non può sottostare a un ricatto ostruzionista”. Il presidente Grasso quindi convoca una conferenza dei capigruppo che non scioglie i nodi costringendo la maggioranza a tessere nuove trame di mediazione.
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