Roma, 24 lug. (LaPresse) – Dopo l’assoluzione in appello di Silvio Berlusconi, “conviene domandarsi quanto sia costata all’Italia e agli italiani il processo e la sua condanna in primo grado. Costi in termini economici, politici, di immagine, di credibilità; non solo il costo del processo. La notizia il 24 giugno 2013 fece il giro del mondo in pochi secondi”. Lo afferma l’esponente di Forza Italia, responsabile dei Seniores, Enrico Pianetta il quale ricorda che “in relazione a quel processo eravamo diventati il paese del bunga bunga”.
Ora “i giudici di Appello ci hanno detto che non è vero niente. Le quattro donne si erano sbagliate: sia il pm che le tre giudici ( mi domando per inciso se nei processi non convenga invocare il rispetto di quote di genere)”, sottolinea l’esponente forzista. Per Pianetta era chiaro a molti “che si trattava di un teorema che si prefiggeva l’obiettivo di espellere dalla politica il leader di una coalizione politica antagonista della sinistra. È lecito chiedersi se costoro e chi non li ha indotti a una maggiore responsabilità si rendevano conto di quello che stavano facendo”.
“Quando i militari prendono il potere in un paese democratico – sottolinea Enrico Pianetta – determinano un vulnus nei confronti del volere del Popolo sovrano. Alcuni pensano che non sia da meno quando una parte del potere Giudiziario, in modo strumentale e secondo un disegno di surroga del potere politico, vanifica la volontà di milioni di cittadini. Come si pretende che i militari rientrino nelle loro caserme – conclude – cosi molti auspicano che le toghe lascino le Aule del Giustizialismo politico e rientrino nelle Aule della Giustizia”.