Roma, 19 lug. (LaPresse) – “#19luglio Insieme ai familiari di Paolo #Borsellino e della scorta nella richiesta di verità”. Lo scrive, su Twitter, la presidente della Camera Laura Boldrini, ricordando la strage di via D’Amelio. “‘Devo fare in fretta, perché adesso tocca a me’ disse Paolo Borsellino dopo la morte dell’amico e collega Giovanni Falcone, continuando freneticamente a lavorare, lucidamente consapevole del pericolo che correva – ricorda Boldrini su Facebook -. Ma la bomba destinata a lui esplose il 19 luglio del 1992, dopo appena 57 giorni da quella di Capaci. Il mondo intero vide, attraverso i mezzi di informazione, l’orrore dei corpi straziati del giudice e della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina”.
“Oggi, a distanza di ventidue anni dalla strage di via D’Amelio – aggiunge la presidente della Camera – restano ancora punti oscuri nella ricostruzione della verità di quella tragica stagione di sangue. E’ comprensibile, dunque, che il ricordo abbia un sapore sempre più amaro e per questo è tanto più importante che il lavoro di indagine dei magistrati prosegua per soddisfare la domanda di giustizia condivisa dai familiari delle vittime, a cui va il mio abbraccio, e dai cittadini”.
“In questi anni – sottolinea – è certamente cresciuta la consapevolezza delle nuove generazioni e della società civile sulla pervasività della criminalità organizzata. ‘Se la gioventù le negherà il consenso – sosteneva Borsellino – anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo’. Così come era convinto che la lotta alla mafia debba ‘essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità'”.